Recanati

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Recanati

Testo

Recanati (רקנאטי)

Provincia di Macerata. Di antica origine romana, fu compresa nella donazione di Pipino alla Chiesa e fece parte del territorio di quest’ultima. Sede vescovile, nel 1357, per opera del cardinale Albornoz riebbe il vescovato, perso precedentemente.

Una comunità a R. doveva esistere già nel XIII secolo[1], come attesta il fatto che dalla località prese il nome   il rabbino  Menahem da R., celebre cultore di mistica ebraica, vissuto verso la fine del secolo e l’inizio del successivo[2].

Il primo cenno documentario alla presenza ebraica a R., menzionato in svariate fonti, risale però al 1337 e riferisce dell’assoluzione da qualsivoglia colpa di incendi, furti, feriti, insulti e omicidi, e dalle pene incorse tanto pecuniarie come personali, bandi, condanne e processi ottenuta dal Comune per venti cittadini recanatesi, tra cui Gullielmutius Consilii iudeus[3].   

Nella serie degli Atti civili,risalente alla prima metà del XIV secolo, vengono menzionati, oltre a Guglielmuccio di Consiglio, anche altri correligionari, tra cui Sabbatuccio di Guglielmuccio, nel 1336[4], e Manuele di Beniamino, nel 1343, impegnati prevalentemente nell’attività feneratizia[5].

Da documenti notarili della seconda metà del secolo XIV, risulta che gli ebrei erano relativamente numerosi (almeno dieci erano gli iscritti al registro dei fumanti del 1370) e che svolgevano principalmente l’attività feneratizia: particolarmente attivo risulta essere stato Aleuzio di Sabato, che al prestito affiancava il commercio di derrate alimentari.

Nel 1409 papa Gregorio XII arruolò 220 armigeri condotti dal guelfo Rodolfo da Varano e dai suoi figli Gentilpandolfo e Berardo e come stipendio assegnò il denaro dalle tasse da esigere in varie località e comunità ebraiche dei suoi domini: il contributo dovuto dai giudei di R. nel 1414 fu di 70.8.1.6 ducati[6]

Sebbene gli ebrei esercitassero a titolo privato l’attività feneratizia, risale al 1425 la prima attestazione di una convenzione per il prestito stipulata tra  il Comune e Sabbatuccio e Gaio di Magister Aleuzio[7].

Grazie al prestito libero e a quello pattuito con le autorità comunali, era venuto a formarsi qui un gruppo di feneratori, attivi poi in altri centri delle Marche e dell’Italia centro-settentrionale[8].  Nel 1433, Sabbatuccio di Alleuzzo, ad esempio, ottenne dal duca il permesso di prestare ad Urbino, costituendo una società per l’esercizio del banco con altri tre ebrei locali[9].   

Nonostante la protezione accordata dalle autorità recanatesi agli israeliti, la popolazione aveva generalmente un atteggiamento loro avverso. Quando nel 1447 papa Nicolò V, spinto dall’ostilità di Giovanni da Capistrano, proibì loro feneratizia, ordinando, al tempo stesso, la restituzione del denaro ricevuto come interesse, tumulti antiebraici ebbero luogo a Roma, propagandosi rapidamente anche altrove: nel 1448, forse in seguito a misure ancora più severe prese dal pontefice, la comunità di R., che si era già accollata, l’anno precedente, l’onere di attenuare le conseguenze dell’editto papale, decise di promuovere la cooperazione degli ebrei delle altre comunità italiane, allo scopo di  cercare di mitigare gli effetti dei provvedimenti  papali. Il progetto di auto-difesa dei recanatesi prevedeva che la direzione dell’iniziativa fosse affidata alla comunità di Ancona, che avrebbe dovuto indire una giornata di incontro tra  i delegati per deliberare sul da farsi: un mezzo che si profilava come possibile soluzione era  l’invio di un’ambasceria a Roma. Tuttavia, la comunità anconetana non rispose all’appello e i giudei di R. dovettero sopportare da soli  le spese seguite al decreto del 1447 (l’esito ultimo della vicenda non ci è noto)[10].

Nel 1468, venne fondato in città  il Monte di Pietà, ma ancora intorno 1555, gli ebrei risultavano in possesso di immobili, generalmente terreni, di cui, tuttavia, si sarebbero disfatti ben prima del divieto in materia, imposto dalla Bolla di Paolo IV, come attesta la proprietà di due soli appezzamenti di terra, coltivati a vigna (evidentemente le vigne servivano per la produzione di vino casher) e intestati all’Università ebraica recanatese nel 1530[11]

Nel  Giorno dell’Espiazione dell’anno 1558, un ebreo che si era convertito al cristianesimo (il cui nome precedentemente era Yosef Moro), irruppe nella sinagoga di R., collocando un’immagine sacra cristiana (un crocefisso o una Madonna ) nell’Arca dove erano custoditi i rotoli della Legge. Quando gli israeliti, indignati per il gesto, lo cacciarono fuori, l’intruso scatenò un putiferio tale che la plebaglia accerchiò la sinagoga e due ebrei vennero arrestati dalle autorità e fustigati pubblicamente[12].

Nel 1569 papa Pio V cacciò gli ebrei dai suoi stati, eccetto che da Roma e da Ancona, provocando la fine della comunità recanatese. Il provvedimento di espulsione venne revocato da papa Sisto V, nel 1586, portando al ritorno dei giudei in città, dove aprirono banchi feneratizi esistenti sino al 1593, quando Clemente VIII ripristinò il provvedimento di Pio V[13].       

Attività economiche

Verso la metà del XIV secolo, una fonte riferisce che gli  ebrei recanatesi sarebbero stati attivi nel commercio del vino, del grano e dell’olio[14].  Nella seconda metà del secolo a tali occupazioni avrebbero aggiunto la raccolta della feccia per ricavarne l’allume.

Sin dalla prima metà del  secolo XIV, inoltre, essi erano impegnati nel prestito chirografario o “a carta” e nel prestito su pegno, per cifre generalmente modeste. Il prestito a carta, di cui non ci rimangono documenti attestanti il tasso di interesse praticato, sembrava scomparso nel sec. XV, ma si presume che continuasse  mimetizzato dall’acquisto da parte degli ebrei di terre che venivano immediatamente rivendute ai precedenti proprietari[15]

Nella seconda metà del XIV secolo gli ebrei erano, poi, attivi anche nel commercio dei tessuti e dei prodotti necessari per la lavorazione degli stessi e, talvolta, anche di bestiame e formaggi. Verso la fine del Trecento ottennero anche l’appalto per la cenciaria e si impegnarono nella attività connessa all’ars fonicellorum[16]. Nello stesso periodo due giudei sono attestasti nell’atto di impegnarsi a disboscare un appezzamento di  terra silvata di un recanatese[17].

L’attività creditizia ebraica continuò anche dopo l’istituzione del Monte ed ebbe il proprio punto di riferimento nelle fiere di R.[18]. Nel 1530 il camerlengo papale concesse ad Abramo di Angelo da Imola, ai familiari e soci, una tolleranza quinquennale per tenere banco in città e lo stesso avvenne con Emanuel di Beniamino (1531 e 1535), Angeko Bencamin (1531), Benedetto di Reguardato (1531), Dattilo e Isacco di Oziel (Uziello) e Raffaele di Lazzaro (1533), Gabriele e Laudadeo di Isacco (1534), Abramo di Angelo Sandolo (1535), Angelo di Beniamino (1536), Abramo Brunecte (1539), Abramo di Amadeo (1540) e Dattilo di Uziello (1543)[19].

Demografia

Atti notarili risalenti al 1360-1370 attestano la presenza di circa una trentina di capifamiglia ebrei e da rogiti relativi ai prestatori, redatti tra il 1385 e il 1400, risultano attivi nel credito circa una ventina di individui.

Dotti e rabbini

Nel  1517 soggiornò a R. Yitzhaq di Gayyim di Abraham ha-Kohen, autore di svariate opere, tra cui l’esegesi al  Cantico dei Cantici , alle Lamentazioni e ai “Detti dei Padri”[20].

Nel XVI secolo furono rabbini qui Refael Finzi da Recanati, Ya’aqov di Refael Finzi  e Petahiah Jare, autori di responsa e di opere manoscritte[21].

Vita comunitaria

Il camerlengo papale concesse nel 1545 ad un gruppo di ebrei di R. di organizzare una confraternita chiamata Chaura (=Havura) per la visita agli ammalati, la cura dei poveri e la sepoltura dei morti[22].

Bibliografia

Bonazzoli, V., Gli ebrei come proprietari fondiari  nella catastazione fanese anteriormente al 1555, in Proposte e ricerche, 8 (1982).

Bonazzoli, V., Il prestito ebraico nelle economie cittadine delle Marche fra ‘200 e ‘400,  in Proposte e ricerche,Quaderni monografici, 8 (1990).

Bravi, A., Gli ebrei a Recanati, in  Reminiscenze recanatesi, Recanati 1878.

Cagli, D. , Memorie istoriche della città di Recanati, Messina 1711.

Ghetti, B., Gli ebrei e il Monte di Pietà in Recanati nei secoli XV e XVI, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie delle Marche, NS IV 4 (1907), pp. 11-39; 9 (1913)' pp. 377-434.

Güdemann, M., Geschichte des Erziehungswesens und der Cultur der Juden in Italien während des Mittelalters, Wien 1884.

Kaufmann, D., Correspondance échangée entre les communautés juives de Recanati et d’Ancone en 1448, in REJXXIII (1891), pp. 249-255.

Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43.

Luzzatto, G., I banchieri ebrei in Urbino nell’età ducale, Padova 1903.

Moroni, M., Prestatori ebrei ed economie cittadine nella Marca Anconitana, secoli XIII-XV, in Anselmi, A. - Bonazzoli, V. (a cura di), La presenza ebraica nelle Marche. Secoli XIII-XX, Ancona 1993, pp. 11-38.  

Mortara, M., Indice alfabetico dei rabbini e scrittori israeliti, Padova 1886.

Scholem, G., Kabbalah, Jerusalem, 1974.

Servi, F., Gli ebrei  a Recanati, in Vessillo Israelitico47 (1899).

Simonsohn, S., Some Well-known Jewish Converts during the Renaissance, in REJ 148 (1989), pp. 17-52.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

Vogelstein, H. - Rieger, P., Geschichte der Juden in Rom, II, Berlin 1895.


[1] Sebbene non siano emerse, sino ad ora, testimonianze archivistiche intorno alla presenza ebraica a R.  durante il XIII secolo,  a quanto viene riportato da Ghetti, B., Gli ebrei e il Monte di Pietà in Recanati,  l’ autore settecentesco Calcagni affermava di aver visto menzionati gli ebrei negli Annali (Riformanze, ossia Deliberazioni comunali ) del 1200 (cfr. anche Cagli, D. , Memorie istoriche della città di Recanati, p. 106). Dato che, attualmente, la serie dei libri delle Riformanze inizia solo con l’anno 1415, la notizia data dal Calcagni non offre possibilità di controllo. 

[2]  Secondo Gedaliah Ibn Yahyah , Shalshelet ha-qabbalah, f. 48b, Menahem di Benyamin da Recanati sarebbe morto circa nel 1290, come riportato in : Steinschneider, Catalogus Librorum Hebraeorum in bibliotheca bodleiana, Berlin 1852-1860,  alla voce“Menachem ex Recanati”; tuttavia, Scholem afferma che avrebbe scritto le sue opere all’inizio del XIV secolo (Scholem, G., Kabbalah, p. 62; cfr. Gottlieb, E., J. E., alla voce“Recanati, Menahem ben Benjamin”). Per  ragguagli su Menahem da Recanati e le sue opere, si veda, tra l’altro, ibidem;  Güdemann, M., Geschichte des Erziehungswesens und der Cultur der Juden in Italien während des Mittelalters, pp. 180-182.

[3] Vuoli, R. - Leopardi, M. (a cura di), Annali di Recanati con le leggi e i costumi degli antichi recanatesi e memorie di Loreto, Varese 1945, Vol. I, p. 76, citato in Moroni, M., Prestatori ebrei ed economie cittadine nella Marca Anconitana, secoli XIII-XV, p. 31, n. 35; cfr. Bravi, A., Gli ebrei a Recanati, p. 71; Servi, F., Gli ebrei  a Recanati, p. 81; Ghetti, B., op. cit., p. 14 (“Guglielmo  ebreo, cittadino di Recanati”).

[4] Tali Atti civili si trovano nei registri più antichi conservati nell’archivio comunale: stando ad essi, il primo ebreo di R. di cui si fa menzione  sarebbe  Sabbatuccio di Guglielmuccio.

[5] Archivio Storico del Comune di Recanati (in seguito, ACR), Atti civili, b. 255, c. 37, 25 gennaio 1336; b. 257, c.s.n., 5 gennaio 1343; b. 273, c. 22, 30 dicembre 1359; b. 277, cc. 23-24, c. 27, c. 34, c. 42, cc. 55-56, cc. 66 , anno 1360; b. 273, c.116, 10 gennaio 1362; c. 130, 21 gennaio 1362; c. 132, 21 gennaio 1362, citati in Moroni, M.,  op. cit.,p. 31, n. 36.

[6]  Simonsohn, S., The Apostolic See, Doc. 579.

[7] ACR, Riformanze, 4, c. 23 e c. 68 ( 8 maggio 1425), citato in Moroni, M., op. cit., p. 34, n. 105.

[8] Ivi, pp. 22-23. 

[9] Luzzatto, G., I banchieri ebrei in Urbino, doc. I e II.

[10] Kaufmann, D., Correspondance échangée entre les communautés juives de Recanati et d’Ancone en 1448, pp. 249-255; cfr. Vogelstein, H., - Rieger, P., Geschichte der Juden in Rom, II, p. 14. Altre riunioni del tipo di quella  programmata dopo i provvedimenti del 1447, avrebbero avuto luogo in seguito a R. nel 1480, 1509 e 1515 (cfr. Toaff, A. J.E., alla voce“Recanati”).

[11]  Archivio di Stato di Macerata, Catasti 200, c. 330, citato in  Moroni, M., op. cit., p. 33, n. 85. Sul possesso ebraico di beni immobili, cfr. Bonazzoli, V., Gli ebrei come proprietari fondiari  nella catastazione fanese anteriormente al 1555, in Proposte e ricerche, 8 (1982).

[12] Sull’intero episodio, sul  nome preso da  Yosef Moro dopo il battesimo e su altri particolari relativi alla sua identità, cfr. Simonsohn,  S., Some Well-known Jewish Converts during the Renaissance, p. 31, n. 58; cfr. anche Cassuto, U., The Jewish Encyclopedia, alla voce“Recanati”.

[13] Loevinson, E., Banques de prêts, p. 175 e segg.

[14] Ghetti, B., op. cit., s. II, 4 (1907); 9 (1913), citato in Moroni, M., op. cit., p. 31, n. 37. Il Ghetti trae tale informazione dal Calcagni, cui si attiene anche il Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, p. 125.

[15] Moroni, M., op. cit.,pp. 15-16; 19-21.

[16] Ivi, pp. 16-18. Secondo uno studio della fine degli anni Ottanta del XX secolo, i cosiddetti  fonicelli in area marchigiana non andrebbero identificati con le funi o follicelli, ma con i bachi da seta o finicelli serici (cfr. ivi, p. 32, n. 71).   

[17] Ivi, p. 19.

[18]  Ivi, p. 26; v.  Bonazzoli, V., Il prestito ebraico nelle economie cittadine delle Marche fra ‘200 e ‘400,  in Proposte e ricerche, Quaderni monografici, 8 (1990), p. 142.

[19]  Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 1486, 1525, 1532, 1634, 1660, 1734, 1809, 1949, 2001, 2247. Si  veda anche Ghetti, B., Gli ebrei e il Monte di Pietà a Recanati, p. 381 e segg.  

[20] Vogelstein, H., - Rieger, P., op. cit., II, p. 92.

[21] Mortara, M., Indice, pp.22- 23;  p. 30; Cassuto, U., The Jewish Encyclopedia, alla voce“Recanati”.

[22]  Simonsohn, S., The Apostolic See., doc. 2563.

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