Revere

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Revere

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Revere (רברה)

Provincia di Mantova. Sito alla destra del Po, di fronte ad Ostiglia, il centro, di antica origine, fu sotto il dominio del vescovo di Mantova sino al secolo XIV, quando questi investì dei propri diritti sulla località il signore di Mantova, Luigi Gonzaga. Nel 1361 Ugolino Gonzaga sconfisse a R. le milizie di Bernabò Visconti e, teatro delle guerre di successione, R. seguì  poi le sorti del ducato di Mantova.

A R. fu fondato il primo banco feneratizio ebraico del territorio mantovano, nel 1386, quando Francesco Gonzaga concesse a Beniamino di Mosè da Perugia di fenerare a R., permettendogli anche di risiedervi con la famiglia, pagando una tassa annuale di 20  ducati[1].

A Beniamino venne data, per la prima volta nel dominio di  Mantova, l’assoluzione (absolutio ab omnibus criminibus et excessibus) nel 1415[2].

Il figlio di Beniamino da Perugia, Mosè, ed i suoi eredi continuarono la conduzione del banco, che  fu in funzione per tutto il XV secolo: i feneratori ricevettero il rinnovo del loro privilegio di tanto in tanto, conformemente a quanto veniva concesso agli altri banchieri dello Stato[3].

Nel XVI secolo tennero il banco a R. i discendenti di Beniamino da Perugia, cui seguirono Vita (Hayyim) Massarano e Isaia Massarano, che aveva il banco anche a Sermide e Ostiglia[4]

All’inizio degli anni Sessanta del XVI secolo, in occasione delle nozze di Guglielmo Gonzaga con Eleonora d’Austria e, poi, della nascita del loro primogenito, gli ebrei chiesero di essere protetti dalle autorità, prevedendo manifestazioni ostili della popolazione contro di loro[5]. Il pericolo di moti antiebraici si ripeté anche in occasione della nascita dei figli di Francesco II (1609 e 1611)[6]

Nel 1587 la tassa pagata per il rinnovo del privilegio ebraico a R. ammontava a 477 scudi, mentre,  nel 1597, era di circa 812  scudi[7]

Verso la fine del XVI secolo (1595), il vescovo di Mantova dette ordine che gli ebrei di una serie di località, tra cui R., sottoponessero a censura i propri testi: i libri espurgati a R. ( e ad Ostiglia e Governolo) sarebbero stati più di un migliaio[8].

Nel XVII secolo il banco di R. continuò ad essere in funzione e fu uno dei due banchi del territorio mantovano rimasto attivo anche dopo gli infausti eventi della guerra per la successione di Mantova e del Monferrato (1630)[9].

A partire dalla seconda metà del Seicento, in seguito agli sforzi del Duca per mantenere il potere, la Comunità ebraica di R. fu tassata per pagare le spese militari. Inoltre, in occasione dell’occupazione francese del mantovano, essa scrisse a Mantova (1659), facendo presente il grave danno procurato dalla presenza delle truppe e chiedendo di essere esentata dal pagamento delle tasse alla Comunità mantovana[10].

All’inizio degli anni Settanta del secolo, la popolazione cristiana vessava gli Ebrei di R. al punto che essi progettarono di andarsene: dato che le disposizioni ducali  rispetto non venivano rispettate, la Comunità di R. pregava quella di Mantova di intervenire con il Duca per far cessare gli abusi[11].

Con il passaggio all’Impero austriaco, anche gli israeliti di  R.  prestarono giuramento di obbedienza ai nuovi regnanti. Nel 1757, durante la “guerra dei sette anni” (o terza guerra di Slesia), la Comunità di R., dietro richiesta di quella mantovana, indisse un giorno di digiuno e di preghiera per propiziare il fausto esito delle vicende belliche[12].

Dai primi anni del XVIII secolo in poi, scoppiarono a R. tumulti popolari contro gli ebrei: sulle prime (1713) se ne addossò la causa al rabbino locale, Ottavio Cavaglieri, originario di Ferrara, che aveva precedenti poco rassicuranti. Tuttavia, anche dopo il ritorno del rabbino alla città natia, le vessazioni continuarono: nel 1740 la plebaglia attaccò la sinagoga nel Giorno dell’Espiazione (Yom Qipur) ed il sindaco ricevette ordine dalle autorità mantovane di assicurare i criminali alla giustizia[13].

Nel 1754 dopo che era stata introdotta a Mantova la pubblicazione antisemitica la “Gnora Luna”, scoppiarono moti antiebraici: quando furono domati, grazie all’intervento delle truppe, la Comunità di R. (come altre del mantovano), indisse un giorno di digiuno di commemorazione[14].

Nel 1797 le truppe rivoluzionarie francesi entrarono a Mantova e nei suoi territori.

Vita comunitaria

Dalle lettere inviate dalla Comunità ebraica di R. a quella di Mantova si evince che vi erano a R., come in altri insediamenti ebraici di una certa consistenza numerica dell’area, strutture amministrative abbastanza articolate, capeggiate da Massari: tuttavia, la perdita degli archivi comunitari locali non consente di precisare le strutture in questione.

Gli ebrei di R., come quelli di altre località, pagavano le tasse alla Comunità di Mantova e non ai singoli centri di appartenenza, inducendo spesso le autorità locali a tentare di estorcere una doppia tassazione[15].

Nel 1685 gli israeliti di R. si opposero alla  Pragmatica appena pubblicata e firmata dal  rabbino Mosè Zacut, perché troppo severa[16]

Attività economiche

Gli ebrei di R. furono attivi nel prestito dall’inizio del loro insediamento. 

Al principio del secolo XVII il duca Vincenzo abbassò il tasso feneratizio al 17%[17].

Nel 1582 venne concesso ad Isaia Massarano di R. (che teneva anche il banco locale) il permesso di vendere tessuti di lana, passato, poi, ai suoi eredi. Verso la metà del XVII secolo, Florio Melli teneva a casa propria un laboratorio per la lavorazione della seta ed impiegava personale cristiano, previo permesso del Vicario di Mantova. Nel XVIII secolo, la società Rava di R. aveva aperto una fabbrica di copricapo di lana e, inoltre, era stato allora aperto dagli ebrei (promotori di tale attività a Mantova e nel territorio) un saponificio[18].

Demografia

Nel 1711 risultavano vivere a R. 3 famiglie ebraiche, mentre sappiamo che nel 1764 gli ebrei erano 30 e, verso la fine del secolo, 85[19]. Negli anni Trenta del XVIII secolo, tuttavia, gli ebrei erano tanto pochi da aver difficoltà a raggiungere il quorum per il servizio sinagogale, senza il concorso di forestieri[20].

Sinagoga

Sono stati reperiti documenti relativi alla sinagoga di R. (dagli anni Trenta del XVIII secolo in poi), attestanti la richiesta di aiuti per il suo mantenimento, rivolta dagli ebrei locali alla Comunità di Mantova[21].

Cimitero

Nonostante a R. vi fosse una Comunità ebraica di una certa consistenza, non vi era un cimitero ebraico nella località, ma veniva  utilizzato quello di Sermide[22].

Vita culturale, rabbini, personaggi famosi.

Yitzhaq di Yaaqov Massarano copiò per David d R.  il Cantico dei Cantici, l’Ecclesiaste, il Libro di Ester e il Libro di Rut con il commento di Gershonide, mentre per il fratello Menahem copiò la Bibbia con il Commento di Rashi[23].

All’incirca nel 1575 Isaia Massarano, che conduceva, tra l’altro, il banco di R., acquistò un manoscritto del Mishneh Torah , copiato dal nonno, Yeshayah Massarano[24].

Nel XVI secolo era rabbino a R. Yehudah di Yitzhaq Galli (Gallico), che fu ordinato nel 1587[25]. Alla fine del secolo ed agli inizi del successivo era rabbino a R. Yitzhaq Yehiel Tardiol, implicato nella controversia sul bagno rituale di Rovigo e arbitro in un’altra tra  la Comunità ebraica e banchieri[26],

Il famoso rabbino Hayim Yosef David Azulai, durante uno dei suoi viaggi, giunse, negli anni Settanta del XVIII secolo, anche a R.[27].

Bibliografia

Calò, G., La Cronaca mantovana di Abramo Massarani, in RMI XII (1938), pp. 363-377.

De Rossi, G.B., Mss. Codices Hebraici Bibliothecae I.B. De-Rossi, Parma 1803.

Margoliouth,  G., Catalogue of the Hebrew and Samaritam Manuscripts of the British Museum, London 1905.

Mortara, M., Indice alfabetico dei rabbini e scrittori israeliti, Padova 1886.

Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.


[1] Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, p. 102.  La  somma di 20 ducati pagata da Beniamino è da ritenersi considerevole per l’epoca (ivi, p. 102, nota 10; p. 164, nota 185). Sull’origine perugina di Beniamino e sulla  sua famiglia, cfr. ivi, p. 199, nota 6.  La  documentazione relativa alla prima concessione di banco elargita a Beniamino è  andata perduta, ma una copia è stata conservata nella conferma  del privilegio data da Gianfrancesco Gonzaga il 24 luglio 1408, il cui testo è pubblicato ivi, pp. 751-753.  

[2] Archivio Gonzaga di Mantova( d’ora innanzi, AGM),  Libro dei decreti, 20 marzo 1415, citato ivi, p. 107, nota 22.

[3] Oltre a ciò,  il rinnovo del privilegio fu concesso a Mosè di Beniamino da Perugia (1437), ai suoi figli Giacobbe e Isacco (1455);  David, Emanuele (Menahem) e Simone, figli di Isacco, e Giuseppe di David  ricevettero l’absolutio più volte ( 1487, 1491 e 1495);  David ed Emanuele (Menahem) di Isacco ricevettero conferma del permesso di fenerare nel 1495 e l’absolutio nel 1497 e  nel 1499 ricevettero il permesso di vendere i pegni a R. (e non a Mantova) con asta pubblica. AGM, Libro dei decreti, 29 gennaio 1437; 22 gennaio 1455; 14 settembre 1487; 27 maggio 1491; 11 giugno 1495; 19 agosto 1497; 26 novembre 1499, citato ivi, p. 210,  nota 47.

[4]  In particolare, il banco a R.  era tenuto nel 1500 da David e Immanuel (Menahem) di Isacco da R.; nel 1504 da Giuseppe di Bellino e Mosè e suo figlio di S. Felice; nel 1507 da Mosè e i figli Vitale (Yehiel)  e Leone (Yehudah); nel 1519 da Mosè e Giuseppe,  figli di Immanuel (Menahem) da R., che risultavano titolari sino al 1540.  Nel 1557 fenerava a R. Vita (Hayyim) Massarano, cui nel 1565 si aggiunse Isaia Massarano.  Ivi, p. 223, nota 87.

[5] Ivi, p.  25, nota 92. 

[6] Ivi, p. 127.

[7] Ivi,  pp. 165- 166.

[8] Ivi, pp. 690-691.

[9] Per una descrizione delle infauste conseguenze di tale guerra e delle sue tragiche conseguenze sugli ebrei del territorio mantovano, si veda Abramo di Isacco Massarani, Ha-galut ve-ha pdut (l’esilo e il riscatto), Venezia 1634 e  per la traduzione italiana dell’opera, si veda  Calò, G., La Cronaca mantovana di Abramo Massarani, pp. 363-377.  Nel XVII  secolo vennero rinnovate le concessioni di banco agli eredi di Isaia Massarano - Giacobbe, Anselmo (Asher), Graziadio (Hananel), Crescino (Gershon) e Salomone – nel 1605; ai fratelli Lazzaro (Eleazar) e Graziadio (Hananel) Norsa, nel 1616 e nel 1626; ad Aronne Melli e fratelli, nel 1639 e nel 1664 (Simonsohn, S., op. cit. , pp. 236-237). Il banco di R., assieme a quello di Sermide,  fu uno dei due rimasti in funzione  dopo la guerra (ivi, p. 239). Dopo l’invasione di R. da parte delle truppe tedesche,  David  di R. ricevette, nel 1630, aiuto finanziario dalla Comunità di Mantova per pagare il riscatto del fratello fatto prigioniero. Ivi, p. 52 (nota).

[10] Ivi,  p. 184; p. 68, nota 216.

[11] Ivi, p. 71.

[12] Tale giuramento venne prestato,  nel 1711,  all’imperatore e nel 1740 a Maria Theresa.  Ivi , p. 144, note 130 e 131.  Per il digiuno per propiziare l’esito degli eventi bellici, cfr. ivi, p. 77, nota 245.

[13] Ivi, p. 82.

[14] Ivi, pp. 88-90.

[15] Ivi, pp. 408-410.

[16] Ivi, p.  538; su tale  Pragmatica  e su quella del 1695 che la rimpiazzò,  vedi  p. 539.

[17] Ivi, p. 229.

[18] Ivi, p. 265, nota 217;  p.  267;  p. 270; p. 287, nota 295;  p. 309.

[19] Ivi, p. 193, nota 14; p. 194,  note 18 e 22.

[20] Ivi, p. 412,  nota  274.

[21] Ivi, p. 412.

[22] Ivi, p. 574, nota 234.

[23] De Rossi, G.B., Mss. Codices Hebraici Bibliothecae I.B. De-Rossi, I, cod. 630; cod. 6.

[24] Margoliouth,  G., Catalogue of the Hebrew and Samaritam Manuscripts of the British Museum, Part II, cod. 485.

[25] Ivi, p. 712; Mortara, M., Indice, p. 25.

[26] Simonsohn, S., op. cit., p. 735; per ulteriori particolari bibliografici sul Tardiol, cfr. ivi,  nota  273

[27] Ivi, pp. 495-496.

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