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Budrio (בודריו)
Provincia di Bologna. Posto sulla destra dell'Idice, ad una ventina di km. da Bologna, aveva anticamente il nome di Butrium. L’odierno abitato affonda le proprie radice nel X-XI secolo, ma la ristrutturazione sotto forma di castello prese avvio solo nel XIV, per volere dell’Albornoz.
Una presenza ebraica a B. è attestata sin dal 1386: Ventura di Daniele da Cesena vi gestiva il banco feneratizio che passò, poi, nel 1393, a Sabbatuccio (Sabbaduccio) di Gaudio da Roma cui subentrò, nel 1399 e per un periodo di circa dodici anni, il fratello Manuele (precedentemente feneratore a Cento), prima del ritorno di Sabbatuccio nel 1411[1]. Una trentina di anni dopo, nel 1444, era a B. Gaio di Sabbatuccio, probabilmente il figlio del Sabbatuccio menzionato precedentemente[2].
Dalla documentazione relativa all'ingresso degli ebrei a Bologna nel XV secolo, risulta confermata per converso la presenza a B.[3] e sappiamo che nel 1452 gestivano il banco locale i fratelli Daniele e Dattilo del fu Elia, che, in seguito, si spartirono l'eredità paterna, dividendo il banco, come attestano i capitoli del 1463, in cui si fa menzione di due attività in loco, anziché di uno. Dopo la morte di Daniele, il banco continuò ad essere tenuto da Dattilo e dai suoi eredi, rimanendo presumibilmente in mano alla famiglia sino all'inizio del XVI secolo[4].
In seguito è attestata la presenza in loco di Giuseppe di Deodato di Nola, attivo come banchiere e come medico, al quale nel 1530 fu concessa una licenza, rinnovatagli quattordici anni dopo, di curare anche pazienti cristiani, a patto che imponesse loro di ricevere i sacramenti[5].
Compare più volte nei documenti, inoltre, un prestatore originario di B., Emanuele Noe, attivo a Castelfranco e a Bologna[6], e tornato a B., almeno per qualche tempo, nel 1542, dopo essere stato assolto a Bologna dall'accusa di frode, incesto ed altre trasgressioni: nel 1548, mentre era di nuovo a Bologna egli morì per le ferite infertegli da Giuseppe Luceni, originario di Castellarano, con cui si era battuto[7].
Nei tardi anni Quaranta del XVI secolo, ricevette una tolleranza quinquennale per gestire un banco in questa località, affiancato dai familiari e dai soci, Angelo Giuseppe di Monselice e circa quarant'anni più tardi è attestata per l'ultima volta la presenza di un banco feneratizio a B.[8].
Siamo, infine, a conoscenza del tasso mensile di interesse richiesto nel 1455, che per i residenti ammontava a 6 denari per lira[9].
Bibliografia
Campanini, A., Quod possit fenerari… Banchi, prestatori ebrei e comunità rurali del contado bolognese nella seconda metà del XV secolo, in Muzzarelli. M.G. (a cura di), Banchi ebraici a Bologna nel XV secolo, Bologna 1994, pp. 159-199.
Loevinson, E., Notizie e dati statistici sugli ebrei entrati a Bologna nel sec. XV, in Annuario di studi ebraici 1938, pp. 125-173.
Loevinson, E., La concession des banques de prêts aux juifs par les papes des seizième et dix-septième siècles, in REJ 92 (1932), pp. 1-30; 93 (1932), pp. 27-52, 157-178; 94 (1933), pp. 57-72, 167-183; 95 (1934), pp. 23-43.
Luzzati, M., La casa dell'Ebreo, Pisa 1985.
Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale fra tardo Medioevo e inizi dell'Età moderna, in Vivanti, C. (a cura di), Storia d'Italia, Annali 11, Gli ebrei in Italia, Torino 1996, pp. 175-235.
Pini, A., I., Famiglie, insediamenti e banchi ebraici a Bologna e nel Bolognese nella seconda metà del Trecento, in Quaderni storici54 (1983), pp. 783-814.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
Stern, M., Urkundliche Beiträge über die Stellung der Päpste zu den Juden, Kiel 1893, I vol.
[1] Pini, A. I., Famiglie, insediamenti e banchi ebraici a Bologna e nel bolognese nella seconda metà del Trecento, p. 797. La presenza ebraica a B. entro la fine del XIV secolo è segnalata anche dal Luzzati, M., Banchi e insediamenti ebraici nell'Italia centro-settentrionale, p. 202.
[2] Luzzati, M., La casa dell'Ebreo, p. 239.
[3] Loevinson, E., Notizie e dati statistici sugli ebrei entrati a Bologna nel sec. XV, p. 137.
[4] Cfr. Campanini, A., Quod possit fenerari, pp. 167-170.
[5] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 1455, 1459, 2452; il permesso di esercitare la medicina, concesso a Giuseppe di Deodato, si trova menzionato anche in: Stern, M., Urkundliche Beiträge über die Stellung der Päpste zu den Juden, I, p. 75.
[6] Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews doc. 1450, 1911, 2109.
[7] Ivi, doc. 1911, 2109, 2116, 2139, 3000.
[8] Ivi, doc. 2659; Loevinson, E., op. cit., p. 141; Id., Banques de prêts, p. 158.
[9] Campanini, A., op. cit., p. 186.