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Villafranca (ווילפראנקה)
Provincia di Verona. Il centro prende il nome dalle franchigie godute alla fine del secolo XII, quando era difeso con mura merlate e torri.
L’espulsione dei banchi ebraici da Verona, nel 1447, si accompagnò all’obbligo del consenso preventivo del Consiglio dei Dieci riguardo alla stipulazione di nuove condotte in tutto il distretto, esclusi Legnago, Soave e Peschiera. La norma, che equivaleva a un divieto, fu rispettata sino alla fine del secolo. V. costituisce un’eccezione: infatti, a Shabbetay da Lodi fu accordata, verso il 1465, licenza di fenerare nella località, alle stesse condizioni degli ebrei del distretto di Padova, come ricompensa per le sue benemerenze di natura politica, essendo stato il principale artefice del passaggio di Lodi in mano veneziana[1].
Da i Capitula del 1468, concessi agli ebrei di V., risulta non solo la presenza ebraica nella località, ma anche che i correligionari di Verona non potevano portare o mandare a impegnare pegni se non a Soave e a V., sotto pena pecuniaria, da dividersi tra il fisco e l’accusatore[2].
Marin Sanuto, nel suo viaggio nella Terra Ferma del 1483, scriveva che la località à una rocha con molte caxe dentro, era habitade de Judei[3].
Data l’importanza del banco vi parteciparono cospicue famiglie di banchieri dell’Italia centro-settentrionale: i titolari erano da Camerino (che lo avevano avuto in affitto da Sabato da Lodi almeno dal 1474), mentre i da Pisa vi erano coinvolti, come anche i dei Norsa, i Galli di Vigevano e i Revere di Mantova.
Secondo una denuncia sporta, dall’ebreo Fedele del fu magister Bonaventura da Perugia, per irregolarità e malversazioni, risulta che, nel 1482, erano cointeressati al banco Emanuele da Camerino, residente a Firenze, Elia di Dattilo Galli da Vigevano ed Isacco da Soncino[4].
Prima del 1495 visse a V. il ricco banchiere Daniel Norsa, figlio di Leone di Manuele, che era stato un favorito del marchese Lodovico Gonzaga[5].
Bibliografia
Borelli, G., Momenti della presenza ebraica a Verona tra Cinquecento e Settecento, in Cozzi, G. (a cura di), Gli Ebrei e Venezia. Secoli XIV-XVIII, Milano 1987, pp. 281-300.
Simonsohn, S., The History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.
Toniazzi, M., I da Camerino: una famiglia ebraica italiana fra Trecento e Cinquecento, tesi di dottorato presso l’Università di Firenze 2013, tutor Prof. G.Pinto.
Varanini, G.M., Appunti per la storia del prestito e dell’insediamento ebraico a Verona nel Quattrocento. Problemi e linee di ricerca, in Cozzi, G. (a cura di), Gli Ebrei e Venezia. Secoli XIV-XVIII, Milano 1987, pp. 615-628.
[1] Su Shabbetay di Lodi, cfr. Simonsohn, The Jews in the Duchy of Milan, p. 34, nota 42; sulle benemerenze politiche di Shabbetay nei confronti della Serenissima, che gli fruttarono il permesso di fenerare a V. , cfr. Carpi, D., Ha-jehudim be-Padova be tequfat ha-Renaissance, (dottorato), Jerusalem 1967, pp. 66, 194.
[2] Cfr. ASVr, Antico Archivio del Comune, Processi, b. 209, n. 2451, citato in Borelli, G., Momenti della presenza ebraica a Verona, tra Cinquecento e Settecento, pp. 298-299, nota 8.
[3] Sanuto, M., Itinerario per la terraferma veneziana compiuto l’anno MCCCCLXVIII, a cura di R. Brown, Padova 1847, p. 60.
[4] ASVr, Archivio antico del Comune, b. 209, proc. 2451, c. 82r-v, citato in Varanini, G.M., Appunti per la storia del prestito ebraico a Verona nel Quattrocento, p. 623; p. 628, nota 39. Per i particolari delle vicende del banco e delle accuse mosse cfr. anche Toniazzi, M., I da Camerino, pp. 124-129
[5] Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, p. 14.