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Quello di S. era un insediamento di banchieri. Nel 1543 il camerlengo papale concesse una tolleranza per poter fenerare a Samuele Cuso alias Simone: la condotta di Fiumefreddo servì da base per la stesura della convenzione tra Samuele e gli Orsini[1]. Samuele ottenne nel 1549 dal vicario papale (con conferma del camerlengo), un perdono per aver avuto relazione sessuali con Alegra, figlia di sua moglie Sara e nello stesso momento la sua licenza di prestito per S. fu prorogata dal camerlengo[2].
Nel 1551 gli ebrei di S. figuravano fra quelli di alcune provincie papali che pagavano la vigesima e ottenevano in ricompensa da papa Giulio III la conferma dei privilegi ed un perdono generale di tutti i delitti commessi in precedenza[3].
La tolleranza per poter prestare a S. fu data nel 1551 a Vito di Giacobbe da Capua, abitante a Roma, ed ai fratelli Abramo e Moyse, eredi si Samuele-Simone[4].
Bibliografia
Milano, A., Immagini del passato ebraico, Campagna Romana, in RMI 34 (1968), p. 538.
Esposito, A., La doppia vita di un documento. I capitoli per gli ebrei di Fiumefreddo Bruzio (1534) riutilizzati per Sacrofano di Roma (1543?), in L'ebraismo dell'Italia meridionale peninsulare dalle origini al 1541. AISG IX, Atti del IX congresso internazionale di studio, Potenza-Venosa, 20-24 settembre 1994 (a cura di Fonseca, C.D. et al.), Potenza 1996, pp. 241-8.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.