Marino

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Marino

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Marino (מארינו )

Provincia di Roma. Posta sul fianco nord-occidentale dei colli Laziali, presso il lago di Albano, nel XV secolo fu sotto la signoria dei Colonna, venendo coinvolta nel conflitto  tra questi e Sisto IV (papa dal 1471 al 1484).

 

In mancanza di fonti documentarie sugli inizi dell’insediamento ebraico in questa località, si può fare riferimento alla specificazione “da M.”, con cui venivano designati nel XV secolo alcuni ebrei operanti a Velletri e a Roma, per provare l’esistenza dell’insediamento stesso all’epoca, pur supponendone un’origine più antica[1].

Da un elenco di capifamiglia ebrei residenti qui., che avevano corrisposto la tassa loro spettante per il 1472 al commissario e collettore pontificio della vigesima per la provincia del Patrimonio e per altre località, risultavano solventi  magister Moyes, Angelus Leutii, Dactilus Bonihominis, Angelus Leonis et magister Helias Leonis per la somma globale di 80 carlini papali (cioè 8 ducati), mentre Isahac non aveva voluto pagare la somma assegnatagli.[2] Isacco (Isahac ) risultava essere l’unico feneratore del gruppo[3], e di  magister Helias Leonis ( Eliahu di Yehudah) è rimasto nella Biblioteca vaticana il manoscritto contenente un trattato di medicina, da lui scritto in ebraico nel 1478, mentre degli altri ebrei di M. menzionati sopra non è rimasta ulteriore documentazione.[4]

Nel 1473, morto Isacco, il banco passava al fratello Abramo; Isacco ed Abramo erano figli di Iacob di Consilio, originario di Toscanella (attualmente, Tuscania), noto prestatore a Firenze e a Siena, morto presumibilmente nel 1465. Il capitale per il banco di M. era stato fornito, oltre che da Abramo e da Isacco anche dal medico romano Ventura  Bonihominis, ricco e prestigioso membro della comunità ebraica romana. Abramo continuava la gestione del banco a M. negli anni Ottanta del  secolo, sistemando le varie pendenze che aveva - sia a titolo personale sia come tutore della figlia del fratello Isacco - con vari ebrei toscani prestigiosi, come Vitale da Pisa, Isacco di Guglielmo da Montalcino, Davide di Dattilo da Tivoli e Lazzaro da Volterra. [5]

Nel 1524 gli ebrei di M. pagavano la vigesima ed altre tasse insieme agli ebrei delle provincie di Campagna e Marittima[6].

Un’ulteriore traccia della presenza ebraica in loco si ha da alcuni documenti romani del primo decennio del XVI secolo, nei quali veniva menzionato il mercante di panni Beniamino di Dattilo di M.[7].

Dall’elenco delle sinagoghe che, negli anni 1560-1565, pagavano il tributo alla Casa dei Catecumeni di Roma risulta che quella di M. corrispondeva una cifra prima di 10 e poi di 12 scudi.

Dopo l’espulsione del 1569, gli esuli dalla località assunsero il cognome “Marino” o “Marini”; svariati membri della famiglia Marini, trasferitisi in Veneto e a Mantova,  hanno raggiunto una certa fama ed hanno lasciato opere pubblicate e manoscritte[8].              

 

Bibliografia

 

Esposito, A., Ebrei a Marino durante il pontificato di Sisto IV, in Latium, Rivista di Studi Storici, 2 (1985), pp. 159-174.

Ghirondi, B.,-Neppi, G., Toledot Ghedolei Yisrael, Trieste 1853.

Mortara M., Mazkeret akme Italiya: Indice Alfabetico dei Rabbini e Scrittori Israeliti di Cose Giudaiche in Italia, Padova 1887.

Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, in Lunario Romano 1980: Rinascimento nel Lazio, Roma 1980, pp. 47-77.

Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.

 


[1] Nel 1426, in un atto notarile redatto in Velletri, veniva menzionato Simeon ebreus de Mareno, mentre in svariati atti notarili romani, relativial decennio 1460-70,  veniva menzionato Dyotagiuti Emanuelis e il  fratello Vitale con la specificazione “olim de Mareno (=Marino) e, poi, semplicemente de Mareno.  Nel 1477, infine, Emanuel magistri Melis de Mareno costituiva insieme a due Ebrei (uno di Roma e l’altro di Valmontone) una società per fare bastos et pellicias dentro e fuori Velletri. Velletri, Biblioteca Comunale, archivio Storico del comune, AN, Velletri 25, c. 35v.; ibidem, AN, Velletri 28, c. 44r/v; Archivio di Stato di Roma (d’ora innanzi ASR), Not. Cap. 1175, c. 134r; ASR, Ospedale di S. Maria della Consolazione, reg. 32, c.10v; Not. Cap. 114, c. 95r; Roma, Archivio Storico Capitolino, sez/ I, n. 256, c. 71r., citati in Esposito, A., Ebrei a Marino durante il pontificato di Sisto IV, p. 161, nn. 10-13.

 

[2] ASR, Camerale I, Collettorie, b. 1186, Patrimonio reg. 3; ivi, c.79 v., citato in Esposito, A.,  Ebrei a Marino durante il pontificato di Sisto IV, p. 162, nn. 14, 15.

[3] Tale informazione si deduce dall’entità della tassazione corrisposta dall’insieme degli Ebrei menzionati nell’elenco del 1472, nettamente inferiore a quella prevista per i prestatori, e, più esplicitamente  dal registro del collettore della vigesima per il 1473, in cui si riporta che l’insieme degli ebrei di M. aveva pagato 80 carlini (8 ducati), mentre dal solo feneratore di M. venivano riscossi 10 ducati. ASR, Camerale I, Collettorie, b. 1223, reg. 1, c. 3r./v., cit. in  Esposito, A., Ebrei a Marino durante il pontificato di Sisto IV,  p. 162, n. 17. 

[4] Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, p. 69.

[5] Esposito, A., Ebrei a Marino durante il pontificato di Sisto IV, p. 168.  L’ultimo documento relativo ad Abramo risale al 1486 e riguarda il contenzioso finanziario avuto con gli eredi di un  medico ebreo d’origine spagnola, ma residente a Firenze, Iohannes Angelus Moysi de Cesarinis de Sibilia, convertitosi sotto l’influsso del cardinale Giuliano Cesarini, di cui adottò il cognome, e dell’umanista Gianozzo Manetti (Ivi, p. 165). Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, doc. 967.  

[6]Simonsohn, The Apostolic See and the Jews,doc. 1316. Per altri pagamenti degli ebrei di M. si vedano doc. 2106, 2413.

[7] Ivi,p. 163, n. 18.

[8] Pavoncello, N., Le comunità ebraiche laziali prima del bando di Pio V, p. 69; v. Ghirondi, B.,-Neppi, G., Toledot Ghedolei Yisrael, Trieste 1853, p. 56;  Mortara, M., Indice, Padova 1886, p. 37. Il più celebre tra gli esponenti della famiglia Marini fu il Padovano Shabbetay Gayyim Marini (c. 1690-1748),medico, poeta, traduttore e rabbino celebrato per i suoi sermoni. Per ulteriori particolari, si veda la voce “Padova” della presente opera.

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