Titolo
Testo
San Gimignano (סן ג'ימיניאנו )
In provincia di Siena.
Il Comune di S. G., afflitto da problemi finanziari in seguito al lungo conflitto con Volterra, nel 1309 pensava di rinsaldare la sua economia grazie all’apporto di capitali da parte di feneratori Ebrei senesi, Mosè di Diodato, Salomon di Manoello e Rubeo Levi, che invitava, accordando un interesse del 30%, ma le trattative non andarono, presumibilmente, in porto, dato che, due anni dopo, il Comune mandava un messo a Pisa per prendere accordi con un Ebreo locale. Nel 1319, il Comune spediva ancora una volta un messo a Roma, con l’intento di far trasferire a S. G. il feneratore Moisetto. Tuttavia, l’attestazione certa di prestiti ebraici al Comune di S. G. risale solo agli anni 1341-1345, quando Isaia di Manoello da Roma e i suoi familiari prestavano al Comune somme di denaro di modesta entità. Negli anni Novanta del XIV secolo (1392), veniva invece stipulata una regolare condotta, con durata ventennale, coi fratello Gaio e Angelo di Abraham, d’origine romana, ma residenti a Siena.[1]
Nel 1410, la Signoria di Firenze concedeva la gestione del banco di S. G. a un membro della famiglia romana da Sinagoga. La tassa feneratizia annuale, richiesta quattro anni prima (1406) da Firenze ai prestatori ebrei era, per S. G., di cinquanta scudi, conformemente al modesto giro d’affari del banco.[2]
Alla vigilia dei provvedimenti del 1570, non risultavano vivere Ebrei a S. G. [3]
Bibliografia
Milano, A., Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963; Salvadori, R.G., Breve storia degli ebrei toscani, Firenze 1995.
[1] Milano, Storia degli ebrei in Italia, p. 122; Salvadori, Breve storia degli ebrei toscani, p. 26; p. 31. A proposito della gestione del banco, è da notare che il Salvadori la attribuisce non a Gaio e Angelo di Abraham (come il Milano), ma a Gaio di Angelo. V. ivi, p. 31.
[2] Milano, op. cit. , pp. 123-124.
[3] Luzzati, M, La casa dell’Ebreo, Pisa 1985, 273, Tabella 1.