Titolo
Testo
Lippiano (ליפיאנו)
In provincia di Perugia.
Situato tra la Toscana, il territorio di Città di Castello e lo Stato pontificio, il marchesato di Monte S. Maria, di cui L.[1] faceva parte, comprendeva un territorio quasi tutto montuoso, solcato dai fiumi Aggia, Scarzola, Erchi e Riccinanellino e, sul confine toscano, anche dai fiumi Padonchia e Riccianello.
L., insieme al villaggio di Monte S. Maria e di Gioiello, faceva parte del marchesato di Monte S. Maria, infeudato alla famiglia dei marchesi Bourbon S. Maria[2]. L’investitura feudale, data nel 1355 dall’imperatore Carlo IV, venne rinnovata ai marchesi, nel 1699, dall’imperatore Leopoldo I. Durante la dominazione francese fu incorporato dapprima nella Repubblica Romana, poi nel Dipartimento del Trasimeno. [3]
Sebbene gli Ebrei di L. dichiarassero, all’inizio del XIX secolo, di abitare nella località da più di quattro secoli (e, dunque, dall’inizio del XV secolo), il primo documento attestante un nucleo ebraico è del 1571, quando il visitatore apostolico Paolo Mario della Rovere si recava a L., ordinando al vicario locale di far rispettare le disposizioni papali sull’obbligo del segno distintivo, una fascia gialla di almeno tre dita di larghezza posta sul cappello, per gli uomini, e un velo giallo, per le donne.[4]
Alcuni anni prima (1564), i marchesi dei tre rami dei S. Maria firmavano, in presenza del commissario fiorentino del duca di Toscana, una convenzione che concedeva al reggente del marchesato di ammettere nel suo territorio ( e, in particolare, a L., a Monte S. Maria e a Gioiello) Ebrei, purché non fenerassero a un interesse superiore al 20%. [5] Si presume che risalga a questa data il primo insediamento ebraico, ingranditosi, verosimilmente, dopo la bolla di Pio V del 1569, che sanciva l’espulsione degli Ebrei dallo Stato pontificio. Per aggirare il decreto di espulsione, i governanti di Città di Castello, su richiesta dei rappresentanti della comunità ebraica, supplicavano il pontefice di concedere che gli Ebrei di Città di Castello si trasferissero nel marchesato di Monte S. Maria e L., per permettere che i debitori potessero ritirare i pegni consegnati ai feneratori[6] e, in effetti, alcuni Ebrei della città umbra si trasferirono nel marchesato, come conferma un responsum rabbinico del 1570, relativo a una disputa tra feneratori a L. [7]
Nel 1576, venne firmata dai marchesi di S. Maria una convenzione, in cui si vietava l’ingresso nel territorio a nuovi Ebrei del contado dato che, stante l’epidemia di peste nel territorio, avrebbero potuto propagare il contagio; disposizioni restrittive vennero prese anche riguardo agli Ebrei già stanziatisi a L. : solo due feneratori potevano continuare a esercitare il prestito nel marchesato, uno a L. e l’altro a Gioiello. Gli Ebrei erano, inoltre, tenuti a pagare un guardiano cristiano che sorvegliasse, notte e giorno, la località, mentre i sudditi cristiani avevano l’obbligo di montare la guardia personalmente.[8]
Uno dei feneratori del marchesato era, presumibilmente, Alessandro da Perugia, residente a Gioiello, cui, nel 1622, il marchese Curzio concedeva un salvacondotto per circolare liberamente nel territorio, senza subire molestie da parte della magistratura o della polizia.[9]
Poco meno di sessant’anni più tardi, nel 1630, il marchese Giambattista di Montino concedeva capitoli molto favorevoli agli Ebrei, regolando la posizione dei feneratori che esercitavano a L. e alzando il tasso di interesse che erano autorizzati a percepire.Inoltre, gli Ebrei erano esentati dal segno, avevano diritto di servirsi di aiuto cristiano per il sabato, di acquistare terreno per uso cimiteriale, di avere una sinagoga in una delle case dei “banchieri” e di far venire, a loro piacimento, tre o quattro famiglie ebraiche per poter raggungere il quorum necessario per lo svolgimento dei riti religiosi collettivi.[10]
Nel 1712 una quindicenne ebrea, Porzia Modigliani, si convertiva, ricevendo il battesimo con grande solennità dal Presposto della Cattedrale di Città di Castello. Sia la popolazione locale che svariati forestieri sembrano aver assistito alla cerimonia; padrino della ragazza fu il Reggente del feudo, marchese Fabio Camillo del Monte, e madrina fu la figlia del marchese, Ippolita del Monte Benedetti.[11]
Più di una ventina di anni dopo (1735), undici Ebrei della comunità di L.[12] si rivolgevano ufficialmente alle autorità perugine e, parlando a nome proprio e di “tutti li altri Ebrei de’ loro ghetti circonvicini” (presumibilmente, quelli di Monte S. Savino, Sansepolcro e, forse, Pitigliano), chiedevano di poter risiedere stabilmente nella città di Perugia, dove si teneva una importante fiera, ogni novembre[13]. Nonostante i priori perugini caldeggiassero in un primo tempo la richiesta ebraica, in seguito alle pressioni dei concittadini, cambiarono opinione sull’opportunità di una presenza ebraica stabile e la situazione rimase immutata.[14]
Risale alla seconda metà del XVIII secolo l’omaggio di un caminetto, ornato di iscrizioni ebraiche e dallo stemma dei Bourbon S. Maria, offerto dalla comunità ebraica lippianese ai marchesi.[15]
Alla fine del XVIII secolo, le bande sanfediste non giunsero a L. e, quindi, gli Ebrei non subirono danni fisici, come altrove nella zona. Tuttavia, in seguito al saccheggio sanfedista dei magazzini e dei fondi perugini, dove gli Ebrei di L. conservavano tutte le loro mercanzie, nel 1799, i due parnassim della comunità lippianese, Samuel Bemporad e Abraham Efraim da Castiglione, si rivolsero per aiuto finanziario alle comunità di Padova, Livorno e Firenze per il mantenimento degli Ebrei locali, affermando che versavano in condizioni economiche disastrose. Gli aiuti ricevuti, tuttavia, non furono sufficienti e, nel corso del secolo successivo, la comunità di L. si dissolse.[16]
Attività economiche
Dall’insediamento ebraico, nella seconda metà del XVI secolo, sino al XVII secolo, gli Ebrei risultavano impegnati nel prestito; nel 1564 l’interesse feneratizio accordato era del 20%, mentre nel 1576, il tasso feneratizio doveva essere del 12% per prestiti sino a 200 ducati e del 20% per somme maggiori. Nel 1630, il tasso feneratizio torna ad essere fissato al 20%.[17] Come in Umbria, a partire dagli inizi del XVI secolo, i feneratori si inserivano nell’economia agricola locale, prestando denaro dietro grano, per cui, quando il pegno non era riscattato, avevano l’opportunità di trasformarsi in mercanti di granaglie.[18]
A partire dal XVII secolo, gli Ebrei furono più attivi nel commercio dei tessuti e degli abiti usati che nel prestito; in particolare, si dedicarono al commercio ambulante, recandosi regolarmente alle svariate fiere annuali che si tenevano nelle città della regione umbro-marchigiana. Avendo il loro punto di partenza nel marchesato, gli Ebrei si dedicavano principalmente ai traffici con Città di Castello e con Perugia.[19]
Demografia
Dalla condotta del 1630, in cui veniva concesso agli Ebrei di far venire altre famiglie per raggiungere il quorum, si inferisce che la comunità lippianese avesse meno di dieci maschi adulti e, pertanto, che fosse di poca entità numerica.[20]
Nel 1753, il rabbino ayyim Yosef David Azulai, che dalla Palestina si era recato in Italia, giungendo anche a L., riportava nel suo diario di viaggio di aver trovato nella località cinque o sei famiglie di Ebrei.[21]
Alla fine del XVIII secolo, i rappresentanti della comunità ebraica riferivano esservi circa ottanta Ebrei.[22]
GhettoA L. il ghetto venne istituito, presumibilmente, dopo il 1630; ubicato alle spalle del castello dei marchesi Bourbon S. Maria, aveva due porte. Gli edifici che lo costituivano furono abbattuti dopo il 1850; l’unica traccia rimasta del ghetto è, pertanto, un arco che era uno degli accessi al ghetto.[23]
Sinagoga
Dai capitoli del 1630 agli Ebrei era concessa una sinagoga, che venne ubicata in un edificio di proprietà ebraica nel ghetto.L’ultima Arca o Aron ha-Qodesh della sinagoga di Lippiano, di epoca tardo-settecentesca e di stile neoclassico, fu trasferita a Firenze, dopo la metà del XIX secolo, quando l’edificio in cui si trovava la sinagoga di L. fu messo in vendita. Tale provvedimento si era reso necessario in quanto, per fa fronte a un debito contratto nel 1799 col marchese Bourbon Del Monte, l’edificio era stato ipotecato.[24]
Cimitero
Il cimitero ebraico di L. era ubicato in una piccola valle nella località chiamata Col di Paone; una caratteristica di tale cimitero, che sembra senza precedenti negli altri luoghi di sepoltura ebraici italiani, è che i defunti di sesso maschile e femminile venivano inumati in due aree separate; numerose pietre tombali sono state rinvenute nelle case coloniche del circondario, dove erano state usate come materiale da costruzione.[25]
Bibliografia
Carpi, D., “Una lettera inedita della Sacra Congregazione di Lipiane all’Università Israelitica di Padova”, RMI, XXVI (1960), pp. 555-557; Idem, “Gli ultimi anni della Comunità Israelitica di Lippiano(1815-1850)”, RMI XXVII (1961), pp. 409-417; Toaff, A., “Appunti storici sugli Ebrei a Lippiano”, Artom, E.M., Caro, L., Sierra S.J. ( a cura di) Miscellanea di Studi in Memoria di Dario Disegni, Torino 1969, pp. 255-262; Idem, “Una supplica degli ebrei di Lippiano alla città di Perugia”, RMI XXXVI (1970) (In Memoria di Attilio Milano), pp. 441-451; “Gli ebrei del Marchesato di Monte S. Maria e Lippiano”, Annuari di Studi Ebraici (1975-76), Roma 1977, pp. 45-71; Idem, “Il commercio del denaro e le comunità ebraiche ‘di confine’ (Pitigliano, Sorano, Monte San Savino, Lippiano ) tra Cinquecento e Seicento”, Italia Judaica II, Roma 1986, pp. 99-117; Idem, The Jews in Umbria, Vol. 3. 1484-1736, Leiden- New York- Köln 1994.
[1] In una lettera della fine del Settecento, la località viene chiamata dai parnassim della comunità “Lipiane”. V. Carpi, “Una lettera inedita della Sacra Congregazione di Lipiane all’Università Israelitica di Padova”, p. 556.
[2] Entrando maggiormente nel dettaglio, il marchesato dei Bourbon comprendeva Monte S. Maria, Marzano, Lippiano, Gioiello, Petena, Paterna, Trevina e Torre. V. Ascani, A., Monte Santa Maria ed i suoi marchesi, Città di Castello, 1967, pp. 171-173; cfr. Toaff, “Una supplica degli ebrei di Lippiano alla città di Perugia”, p. 442, n. 5. Le località da considerarsi propriamente “castelli” erano L., Monte S. Maria e Gioiello; invece quelle da considerarsi semplici “casali” erano Paterna e Marzano. Cfr. Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, p. 256.
[3] V.Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, pp. 255-256.
[4] Ivi, pp. 256-257; Toaff, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 49; Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2719. Comunque, è da segnalare che in un documento del 1546 viene menzionata la presenza del feneratore ebreo Graziadio da Paterno (Paterna?), che operava nel marchesato. Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2456.
[5] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, p. 258; Idem, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 48; Idem, The Jews in Umbria, doc. 2643.
[6] Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2709.
[7] Toaff, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, pp. 51-52; Idem, “Il commercio del denaro e le comunità ebraiche ‘di confine’ (Pitigliano, Sorano, Monte San Savino, Lippiano) tra Cinquecento e Seicento”, pp. 103-104;
cfr. Montefiore, M. G., “Un recueil de consultations Rabbiniques rédigé en Italie au XVI siècle”, REJ, X (1885), p. 249. Per la presenza dei da Perugia a Lippiano e Gioiello, v. Toaff, “Il commercio del denaro…” , p. 116.
[8] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, p. 258; Idem, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, pp. 49-50; Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2731.
[9] Toaff, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 56, n. 21; Idem, The Jews in Umbria, doc. 2784.
[10] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, p. 259; Idem, The Jews in Umbria, doc. 2785. Nel 1650, un altro cenno agli Ebrei di L. in un documento, con cui il cardinale Pietro Ottoboni (futuro papa Alessandro VIII) si rivolgeva al cardinale diPerugia perché permettesse a due Ebrei di L. di rimanere qualche giorno a Perugia per sbrigare alcuni affari. Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2796.
[11] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano” cit., p. 261; Idem, The Jews in Umbria, doc. 2808.
[12] I nomi dei firmatari della supplica ( che appartenevano a nove famiglie ) erano : Caino (Chaim) Coen, David Vivanti, Emanuel Tedesco, Graziadio Arcangeli, Elia Arcangeli, David Gentilomo, Angelo Viterbo, Abraham Viterbo, Angelo Cartaro, Isacco Orefice, Isacco Angelo Camerino. Toaff, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 60, n. 30; Idem, “Una supplica degli ebrei di Lippiano alla città di Perugia”, p. 442.
[13] Per i particolari della proposta in questioni, v. Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2809; cfr. Idem, “Una supplica degli ebrei di Lippiano alla città di Perugia”, p. 442.
[14] Toaff, The Jews in Umbria, docc. 2811, 2812; cfr. Idem, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, pp. 60-61 e “Una supplica degli ebrei di Lippiano alla città di Perugia”, pp. 447-449.
[15] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, cit. , p. 262; Idem, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 65.
[16] Carpi, “Una lettera inedita della Sacra Congregazione di Lipiane all’Università Israelitica di Padova”, p. 557; Idem, “Gli ultimi anni della Comunità Israelitica di Lippiano”, p. 409; cfr. Toaff, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 67.
[17] Toaff, The Jews in Umbria, doc. 2731; Idem, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, pp. 258-259.
[18] Toaff, “Il commercio del denaro e le località ebraiche ‘di confine’ (Pitigliano, Sorano, Monte San Savino, Lippiano) tra Cinquecento e Seicento”, p. 109.
[19] Toaff, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, pp. 58-60. Per il tramonto dell’attività feneratizia ebraica e la trasformazione degli Ebrei in mercanti di “pannine” e venditori ambulanti, v. anche Toaff, “Il commercio del denaro e le località ebraiche ‘di confine’ (Pitigliano, Sorano, Monte San Savino, Lippiano) tra Cinquecento e Seicento”, pp. 116-117.
[20] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, p. 259.
[21] Azulai, .Y.D., Ma’agal tob ha-Salem (Il buon itinerario), ed. Freimann, A., Berlin- Jerusalem 1921, p. 5.
[22] V. Carpi, op. cit., pp. 556- 557.
[23] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, cit., p. 261; Idem, “Gli ebrei del marchesato di Monte S. Maria a Lippiano”, p. 57; cfr., in partic., ivi, n. 23.
[24] Toaff, “Gli ebrei del marchesato di monte S.Maria a Lippiano”, p. 57, n. 24; Idem, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, cit., p. 262; cfr. Carpi, “Gli ultimi anni della Comunità Israelitica di Lippiano (1815-1850)”, pp. 414-415.
[25] Toaff, “Appunti storici sugli ebrei a Lippiano”, cit., p. 260.