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Montalboddo (oggi Ostra)
Provincia di Ancona. Insistendo su di un territorio che fece parte prima dell’Esarcato di Ravenna e fu donato poi da Pipino il Breve alla Chiesa, il Comune nacque nel XII secolo, ma divenne indipendente dal vescovo ravennate solo nella prima metà del XIII. Per tutto il ‘300 e gli inizi del ‘400 M. vide alternarsi la signoria dei Paganelli a quelle di altre potenti famiglie (Sforza, Malatesta, Bracceschi e Montefeltro), finché nel 1454 non fece dedizione alla Santa Sede.
Nel 1420 Martino V e Braccio Fortebracci da Montone giunsero ad un accordo che dava M. in mano ai Bracceschi: tre anni dopo la località risultava dominata da un congiunto del Fortebracci, Ruggero Cane Raineri da Perugia, ed era tanto esausta economicamente per gli esborsi di denaro richiesti dalle autorità che il Comune decise di pattuire la venuta di un feneratore ebreo che aprisse un banco di prestito, per sopperire al fabbisogno della popolazione. Il feneratore condotto era Musepto Angeli Ciucai, ebreo di Roccacontrada, trasferitosi poi a Cagli[1]: con lui (che agiva anche per conto del padre) il Comune stipulò, nel 1423, un Capitolato, in cui, oltre alle solite clausole (compresa quella del monopolio del prestito), vi era quella che li obbligava a pagare tasse e servizi, come gli abitanti di M., solo per gli eventuali beni immobili acquistati e per il raccolto agricolo[2].
Ancora da un documento del 1423, si evince che il banco fosse stato voluto dai Bracceschi soprattutto per mettere la popolazione in condizione di far fronte alle loro continue richieste di denaro[3].
Poco dopo, la morte di Braccio Fortebracci segnò però il declino della fortuna di questa famiglia: Ruggero Raineri fu costretto a fuggire da M., mentre gli subentrava al potere Guidantonio da Montefeltro, sotto la cui famiglia gli ebrei continuarono ad esercitare l’attività feneratizia nella località.
Un altro cenno alla presenza ebraica a M. si ha quasi un secolo più tardi (1514), quando il Consiglio del Comune di M. si riunì per deliberare la fondazione di un Monte di Pietà per venire incontro ai bisognosi. Dalla documentazione relativa al progetto di istituzione del Monte, risulta che gli ebrei percepivano un interesse del 33% annuo circa (che era l’interesse riconosciuto dalla legge) per le somme superiori al mezzo ducato, mentre per le somme inferiori ad esso, l’interesse toccava quasi il 60%[4].
Nel 1530 il camerlengo papale concesse ad Eliseo di Giacobbe da Fabriano una tolleranza quinquennale perpoter fenerare a M.[5], ed in seguito a godere di simili concessioni furono Giuseppe e Lazzarino Teutonici (1435), nonché Salomone di Simone de Porto e Salamon di Helisa Agon (1544)[6].
Bibliografia
Menchetti, A., Un banco degli ebrei in Montalboldo nel 1423, in Atti e Memorie della Regia Deputazione di Storia Patria per le Marche, S. III, I (1916), pp. 198-208.
Simonsohn, S., The Apostolic See and the Jews, 8 voll., Toronto 1988-1991.
[1] Menchetti, A., Un banco degli Ebrei in Montalboddo nel 1423, p. 199.
[2] Il testo del Capitolato è riportato ivi, pp. 200-201; per il testo originale in latino, si veda ivi, pp. 205-208..
[3] Il documento da cui si evince questo stato di cose recita: quod omnes qui non veniunti ad dictum Consilium, secundum bannimentum fiendum vel tunc factum, pignerentur vel sibi pignera accipiantur; et dicta pignera, sequenti die a die quo fuerunt accepta, possent et debeant pignerari sive deponi apud Ebreum; ut sopra quolibet pignere accipiantur unus bononenus , et mittantur in cippi Comunis; et possint dicta pignera pignerari per officiales et familiarem domini Potestatis; non obstantibus quibuscumque alijs pactis vel reformationibus in contrarium loquentibus; etcetera; tam presentes quam futuros; etcetera.(Antico Archivio del Comune di Montalboddo, Riformanze, Busta II, Consiglio del 19 settembre 1423, citato in Menchetti, A., op. cit., p. 203, n. 1).
[4] Menchetti, A., op. cit., p. 202.
[5] Simonsohn, S., The Apostolic See, doc. 1476.
[6] Ivi, doc. 1734, 2382.