Carinola

Titolo

Carinola

Testo

Provincia di Caserta. Posta alle falde nord-orientali del Monte Massico, nelle fonti medievali è chiamata sia Carinula  che  Calinum e fu città vescovile. Nel 1443 era tassata per 492 fuochi.

 

Dattilo de Mele de Calino anticipò nel 1452 insieme ad altri ebrei facoltosi la somma di 1000 ducati offerta ad Alfonso I d’Aragona  dai giudei  per riottenere il privilegio di prestare denaro a interesse che il re aveva loro revocato. Il sovrano ordinò che al pagamento della somma, e alle spese per la sua esazione, partecipassero tutti i giudei del Regno che praticavano il prestito a interesse o che intendevano  dedicarsi ad esso, pena l’interdizione di tale attività[1].

Nel 1483 la Camera della Sommaria ordinò al capitano di C. di non sottoporre a processo Raffaele di Sessa per un delitto che aveva commesso insieme con un  congiunto nel territorio della città, perché era stato già processato a Sessa dal commissario regio Centolanze de Marinis e non era giusto che egli fosse processato e punito due volte per un unico delitto[2].

Nel 1487 il capitano della città costrinse Ventura de Angelo di Sessa, abitante a C., a prestare all’università 30 ducati su pegni di minore valore. Su ricorso del Ventura, che dopo oltre un anno non si era visto rimborsare il prestito, la Camera della Sommaria ordinò al capitano di provvedere perché i sindaci restituissero la somma ricevuta e pagassero gli interessi maturati[3].

Un Ventura de Abramo di Trani, che nel 1491 si era recato al mercato di C. per acquistare polli, fu arrestato e imprigionato sotto l’accusa di avere avuto rapporti carnali con una prostituta cristiana. Su ricorso del padre, la Camera della Sommaria ordinò al capitano di farsi dare dall’accusato un’idonea cauzione di presentarsi entro due giorni davanti alla stessa Camera insieme con gli atti processuali. Nel caso il capitano avesse ravvisato sufficienti indizi di colpevolezza, doveva trattenere l’accusato in prigione e inviare a Napoli solo le carte processuali, perché dal loro esame sarebbe stato deciso il da farsi[4].

 

Bibliografia

 

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Campania (II), in Sefer Yuhasin 3 (1987), pp. 74-79.

Colafemmina, C., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia nell’Archivio di Stato di Napoli, Bari 1990.

Colafemmina, C., Donne, ebrei e cristiani, in Quaderni medievali 8 (1979), pp. 117-125.

Ferorelli, N., Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915.

Mazzoleni, J. (a cura di), Il  «Codice Chigi». Un registro  della cancelleria di Alfonso I d’Aragona re di Napoli per gli anni 1451-1453 , Napoli 1965.

Silvestri, A., Gli ebrei nel regno di Napoli durante la dominazione aragonese, in Campania sacra, 18/1 (1987).

 

 

 


[1] Mazzoleni, J., Il «Codice Chigi», pp. 332-333, doc. 333. Silvestri identifica erroneamente  Calino con Calvi (Cfr. Gli ebrei nel regno di Napoli, p. 54).

[2] Colafemmina, C.,  Documenti per la storia degli ebrei in Campania (II), pp. 76-77, doc. 20.

[3] Ibid., p. 78, doc. 22 (18 marzo 1488); Ferorelli, N.,  Gli ebrei nell’ Italia meridionale, p. 138; Silvestri, Gli ebrei nel regno di Napoli, p. 55.

[4] Colafemmina, C., Donne, ebrei e cristiani, pp. 117, 123, doc. 1 (19 maggio 1491); Id., Documenti per la storia degli ebrei in Puglia, pp. 85-86, doc. 70.

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