Sabbioneta

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Sabbioneta

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Sabbioneta (סביוניטה )

Provincia di Mantova. Posta sulla riva sinistra del Po, da modesto abitato che era, S. divenne nel XVI secolo un importante centro di cultura per opera di Vespasiano Gonzaga. Nel secolo precedente (1427) S., infatti, era già stata annessa a Mantova dal marchese Gianfrancesco Gonzaga, che, nel 1444, la assegnò al figlio Carlo.

Morto Vespasiano Gonzaga senza discendenza maschile, S.  subì una rapida decadenza, divenendo possesso di vari signori, sino a che, nel 1746, non venne aggregata all’Austria e incorporata nell’ex-ducato di Mantova, di cui seguì le sorti.   

Il primo accenno relativo alla presenza di feneratori ebrei a S. risale al 1436, quando Gianfrancesco Gonzaga concesse ai fratelli Bonaiuto (Azariah) e Bonaventura (Meshullam) di Dattilo (Yoab) da Pisa di aprirvi un banco[1]. Data la perdita degli archivi ducali di Bozzolo e S., non rimangono altre testimonianze circa la presenza ebraica nella località nel XV secolo[2]

Nel corso del XVI secolo, risulta esservi stato a S. un numero crescente di ebrei: nel 1551 iniziò qui anche l’era della tipografia ebraica, sotto gli auspici di Vespasiano Gonzaga, grazie a Tobia di Lazzaro (Tuvyah di Eliezer) Foà, uno dei più ricchi e prestigiosi ebrei della località, originario di Savigliano[3], e,  nello stesso anno, era attivo anche un banco feneratizio, di cui però ignoriamo il titolare[4].

All’inizio del XVII secolo (1606), Paolo V elargì una concessione per  il banco ai fratelli Salomone, Giacobbe, Isacco e Benedetto del fu Abramo Forti (“De Fortis”, Hazak), rinnovandola nel 1610, 1618 e 1619. Nel 1640 Urbano VIII prorogò per trent’anni la licenza a favore di Ventura, Isacco e Abramo Forti[5].

Un altro accenno all’insediamento ebraico in loco si ha nel 1729, quando gli ebrei di S. e di Bozzolo ebbero la conferma di antichi privilegi di cui si ignora il contenuto, mentre sappiamo che, quindici anni più tardi (1744), l’Inquisitore vietò qui la macellazione rituale degli animali[6]

Nel 1780 un  privilegio fu concesso, in nome dell’Imperatrice Maria Teresa, agli ebrei di S. e di Bozzolo: venne così statuito il divieto per gli ebrei di rivolgersi ai tribunali rabbinici per le cause civili interne, il diritto di non pagare tasse giudiziali superiore a quelle pagate dai cristiani, il diritto di non essere citati in giudizio durante le festività ebraiche, l’obbligo di cedere in affitto ai cristiani le proprietà immobiliari eventualmente acquistate in seguito a procedimenti giudiziari di esecuzione (le proprietà immobiliari stesse avrebbero dovuto essere vendute nel giro di cinque anni), il diritto di affittare i fondi dietro licenza dei magistrati competenti ed il diritto di esercitare il prestito, ma ad un interesse non superiore al 6% annuo[7] 

Vita comunitaria

Da un registro del 1760, relativo ai verbali della confraternita Temime’ darekh (I seguaci della retta via) di S. si evince che tale confraternita aveva lo scopo di sovraintendere a tutta l’attività finanziaria connessa al culto, come la messa all’asta del diritto di compiere determinati atti cerimoniali,  l’amministrazione delle offerte e la beneficenza in suffragio dei defunti e simili.

Il tesoriere agiva sotto la direzione di due Massari (Memunim), estratti a sorte di anno in anno[8].

Attività economiche

Nel XVI secolo, oltre che nel prestito e nella stampa, gli ebrei di S. furono attivi nel commercio di grani e di bestiame e in quello del vino e dei bozzoli da seta. Essi eressero anche una filanda ed una conceria di pelli a Ponteterra, una frazione di S.[9].

Demografia

Da un documento del 1773 si apprende che, all’epoca, vivevano a  S. 63 ebrei[10].

Cimitero

Il cimitero ebraico di S. era sito in via Borgofreddo[11].

Rabbini, personaggi famosi, stampa ebraica

All’inizio del XVI secolo era rabbino a S. Azriel di Salomone Daiena o Diena, di origine francese (da Yena, ossia Yenne, località della Savoia)[12], noto per i suoi consulti legali e per aver smascherato le manovre di David Reuveni.

Nel 1530 David Reuveni (David ha-Reubeni) si recò a S., incontrandovi  il medico Lazzaro (Eliezer) di Guglielmo Portaleone, famigliare di Pirro Gonzaga signore di Gazzuolo, suscitando la diffidenza, come si è detto, del rabbino Daiena, che si adoperò per renderne nota  l’impostura[13].

Nello stesso lasso di tempo, soggiornò a S., prima di stabilirsi in Piemonte, il dotto ritualista Yehoshua Boaz di Simone di Abraham di Shem Tob De Benedetti, autore di opere sul Talmud ed i testi legali posteriori[14].   

Ad Azriel Daiena successe a S. il rabbino Yohanan di Yosef  Treves, francese, ma di origine tedesca come attesta il cognome (Trèves, infatti, sta in francese a denominare la città tedesca di Trier, cioè, Treviri)[15]. Il Treves, autore di un commento alle preghiere festive ebraiche di rito italiano (Qimkhah deavishunah), di un commento alle leggi relative alla macellazione rituale di Mordekhai Ben Hillel e di altri scritti giuridici, dopo essere stato in varie sedi italiane come rabbino, giunse a S., nel 1539, scrivendovi una lettera di ringraziamento a Yehiel Nissim da Pisa che gli aveva dedicato la sua opera Minhat Qena’ot[16].

Presumibilmente, il posto di rabbino di S. fu poi preso dal figlio Refael Yosef , autore di una poesia che si trova a tergo della Guida dei perplessi di Maimonide, uscita nel 1553, ed editore del  Cantico dei Cantici, stampato nel 1558. In seguito Refael Yosef si trasferì a Ferrara[17], ma fece parte di una serie di personaggi implicati nella tipografia ebraica.

Quest’ultima, avviata, nel 1551 nella casa di Tobia di Lazzaro Foà, si giovò dell’opera di svariati esperti nell’arte della stampa, tra cui, Giacobbe di Neftaly Coen da Gazzuolo, di Yosef  di Yaaqov Shalit Tedesco da Padova, del famoso stampatore Cornelio  (Israel di Barukh) Adelkind e di Israel di Daniel Zifroni da Guastalla (abitante a  Gazzuolo). Dopo la conversione di Adelkind, i figli di Foà (Eliezer e Mordekhai) ne presero il posto.

Dalla stamperia di S. uscirono alcune decine di testi, tra il 1551 e il 1590 e sappiamo che nel 1567 stampò qui anche. il cristiano Vincenzo Conti, particolarmente noto per la sua attività nella tipografia ebraica a Cremona[18].       

Bibliografia

Castelli, E., I banchi feneratizi ebraici nel Mantovano (1386-1808), in Atti e Memorie dell’Accademia Virgiliana di Mantova, N.S., vol. XXXI (1959).

Colorni, V., Gli ebrei a Sabbioneta, in Civiltà Mantovana28-29 (1990), pp. 125-140.

Colorni, V., Postilla in tema di corrispondenze onomastiche ebreo-italiane, in RMI 52, 2-3 (1987), pp. 459-467.

Kaufmann, D., Azriel ben Salomon Dayena et la deuxième intervention de David Reubeni en Italie, in REJ XXX (1895), pp. 304-307.

Simonsohn, S., La seconda missione di David ha-Reubeni in Italia (in ebraico), in Zion XXVI (1961), pp. 198-207

Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, Jerusalem 1977.

 


[1] Archivio Gonzaga di Mantova, Libro dei Decreti, VIII, carta 13, 22 luglio 1436, citato in Colorni, V., Gli ebrei a Sabbioneta, p. 133, nota 4. Cfr. Simonsohn, S., History of the Jews in the Duchy of Mantua, p. 211, nota 50; Castelli, E., I banchi feneratizi ebraici nel Mantovano, p. 245.

[2] Simonsohn, S., op. cit., p. 17.

[3] Colorni, V., op. cit., pp. 127-128.

[4] Racheli, A., Memorie storiche di Sabbioneta, Casalmaggiore 1849, pp. 546-547, citato in Colorni, V., op. cit., p. 137, nota 43.

[5] Loevinson, E., La concession de banques de prêts aux Juifs par les Papes des seizième et dix-septième siècles, pp. 182-183; Simonsohn, S., op. cit., p. 223, nota 87.

[6] Simonsohn, S., op. cit., p. 83, nota 269; p. 411.

[7] Colorni, V., op. cit., p. 131.

[8] Colorni, V., op. cit., p. 129; per l’elenco delle coppie dei Massari, scelte per sette anni, durante il periodo in questione, cfr. ivi, pp. 129-130.

[9] Colorni, V., op. cit., p. 128.

[10]  Archivio della comunità ebraica di Mantova, filza 169, doc. 4, citato in  Simonsohn, S., op. cit., p. 194, nota 22.

[11] Colorni, V., op. cit., p. 133.

[12] Ivi, p. 126;  sulle opere di Azriel Diena, cfr. Mortara, Indice, p. 19; sulla vita, cfr. Simonsohn, S., op. cit., pp. 705-706. 

[13]  Simonsohn, S., op. cit., pp. 21-22; sulla visita di Reuveni  a S., cfr. anche Idem, La seconda missione di David ha-Reubeni in Italia (in ebraico), in Zion XXVI (1961), pp. 198-207; cfr. Kaufmann, D., Azriel ben Salomon Dayena et la deuxième intervention de David Reubeni en Italie, in REJ XXX (1895), pp. 304-307.

[14] Per l’elenco delle sue opere, cfr. Colorni, V., Postilla in tema di corrispondenze onomastiche ebreo-italiane, p. 460.

[15] Colorni, V., Sabbioneta, p. 127.

[16] Ibidem.

[17] Ibidem.

[18] Ivi, pp. 127-128; sulla tipografia e sugli stampatori di S. si veda l’ampia bibliografia citata da Colorni a  p. 135, n. 30.

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