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Calabria
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<p>Isola Capo Rizzuto</p>
<p>Provincia di Crotone. Insistendo su di un’area abitata già in epoca classica, il centro ha origini bizantine o tardo-romane. Sede vescovile, in piena età moderna vide succedersi al suo dominio i Ricca di Taverna, i Catalano, i Caracciolo di Montesardo, i Caracciolo di Marano e i Friozzi.</p>
<p>Un gruppo ebraico a I. fu certamente presente già dal XV secolo<a title="">[1]</a> ma, allo stato attuale della ricerca, la <em>iodeca </em>locale è testimoniata direttamente in un registro di tassazione della Calabria Ultra del 1508, anno in cui era soggetta ad un donativo di 2 denari, 2 tarì e 10 grani, che corrispose regolarmente<a title="">[2]</a>.<br /><br /></p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p>Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, in <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996, pp. 43-68.</p>
<p>Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, Leiden-Boston 2012.</p>
<div><br /><div>
<p><a title="">[1]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, p. 34 e Idem, <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, p. 43.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[2]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, doc. 444 e Idem, <em>Presenza ebraica</em>, p. 49.</p>
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Isola Capo Rizzuto
Crotone
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Calabria
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<p>Caccuri</p>
<p>Provincia di Crotone. Insistendo su di un’area abitata già in epoca preistorica, C. vide sorgere intorno all’XI secolo dei monasteri rupestri basiliani e fu baronia dei De Riso, per essere poi compreso nello Stato di Cariati ed entrare a far parte dei possedimenti dei Sersale e dei Cavalcanti. Tornata ai Borbone, rimase sotto di loro sino all’avvento napoleonico.</p>
<p>Una presenza ebraica a C. vi era nel XIII secolo<a title="">[1]</a>, come sembra confermare anche coppa in ceramica, decorata con la raffigurazione di un gallo, rinvenuta nell’area.</p>
<p>Altre tracce si hanno, però, soprattutto per l’età aragonese, periodo che vide una capillare diffusione degli israeliti fin nelle realtà più piccole della Calabria<a title="">[2]</a>.</p>
<p>L’esistenza di un nucleo ebraico in questo centro è, infine, tutt’ora ricordata dal persistere del toponimo <em>rione Judeca</em><a title="">[3]</a> ad indicare una parte dell’abitato in cui è ancora riconoscibile, grazie ai rilievi che lo decorano, l’antico edificio della sinagoga.<br /><br /></p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p>Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, in <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996, pp. 43-68.</p>
<p>Vivacqua, S., <em>Calabria</em>, in <em>L’ebraismo dell’Italia Meridionale</em>, IX Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo (Potenza – Venosa, 20-24 settembre 1994), Galatina 1996, pp. 295-310.</p>
<p><em> </em></p>
<p> </p>
<div><br /><div>
<p><a title="">[1]</a> Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, p. 43.</p>
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<div>
<p><a title="">[2]</a> Cfr. Sonia Vivacqua, <em>Calabria</em>, pp. 295-296.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[3]</a> Colafemmina, C., op. cit., p. 43.</p>
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Caccuri
Crotone
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Calabria
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<p>Provincia di Crotone. L’origine del centro viene fatta risalire a un gruppo di Mauritani che si sarebbero rifugiati sul monte Chibano sotto la protezione di Annibale (II sec. a.C.): la colonia così formatasi sarebbe poi stata chiamata <em>Maurum</em>, nome mutato, in epoca cristiana, in San Mauro. Tra Medioevo ed Età Moderna il centro fu controllato dai Conti di Catanzaro, dai Carafa, dai Ruffo di Scilla, dagli Sculco, dai Grutter e, naturalmente, dai Borbone, ai quali rimase sino all’Unità d’Italia. </p>
<p>Il nucleo ebraico della località è ricordato nel 1493, in un registro di tasse di <em>casalinaggio</em>, dal quale sappiamo che esso pagava 15 tarì<a title="">[1]</a>, mentre nel 1491-1492 corrispondeva 3 ducati<a title="">[2]</a>.</p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p>Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, Leiden-Boston 2012.</p>
<p> </p>
<div><div>
<p><a title="">[1]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, doc. 311.</p>
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<div>
<p><a title="">[2]</a> Ivi, doc. 356.</p>
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San Mauro Marchesato
Crotone
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Calabria
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<p>Mesoraca</p>
<p>Provincia di Crotone. Fondata secondo alcuni dagli Enotri, M. deriva il proprio nome dal greco <em>mesourakion</em> (“ruscello che scorre in mezzo”) e fu un centro della Magna Grecia alleato di Crotone contro Locri. Attivo in età romana, nel Medioevo fu un casale di Catanzaro ed in seguito un possedimento dei Ruffo, dei Caivano, dei Caracciolo, degli Spinelli di Castrovillari e degli Altemps, che l’avrebbero tenuta sino all’abolizione dei feudi.</p>
<p>Una presenza ebraica a C. vi era forse già nel XIII secolo<a title="">[1]</a> e sappiamo che, nel 1471, aveva iniziato qui la propria attività Salomone di Isacco il Medico<a title="">[2]</a>.</p>
<p>Nel 1491 un certo Harya si era trasferito da qui a Corigliano Calabro<a title="">[3]</a>, ma la <em>iudeca </em>locale esisteva ancora nel 1508, quando pagava per le tasse 2 denari, 3 tarì e 14 grani (restando in debito di 1 tarì e 6 grani), era sottoposta ad un donativo di 6 denari e 1 tarì ed era composta da 5 fuochi<a title="">[4]</a>.</p>
<p>In virtù del decreto di espulsione, però, nel 1511 le famiglie ebraiche, che nel frattempo erano divenute una decina, avevano ormai lasciato M.<a title="">[5]</a>, come attestano i provvedimenti presi dalla Sommaria, dietro sollecitazione del Comune, per toglierle dalle liste dei tributi nel 1512<a title="">[6]</a>.</p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p>Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, in <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996, pp. 43-68.</p>
<p>Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, Leiden-Boston 2012.</p>
<p><em> </em></p>
<div><div>
<p><a title="">[1]</a> Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, p. 43.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[2]</a> Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, p. 24.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[3]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, doc. 265.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[4]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, doc. 444 e Idem, <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, p. 49.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[5]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, doc. 494 e Idem, <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, p. 153.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[6]</a> Colafemmina, C., <em>The Jews in Calabria</em>, doc. 513 e 524 e Idem, <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, pp. 64-65.</p>
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Mesoraca
Crotone
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Calabria
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<p>In provincia di Crotone, su un isolotto collegato alla terraferma da un sottile istmo. Circondato di robuste mura, fu fortezza militare in epoca aragonese. Il 29 aprile 1536 si abbattè su Le Castella la furia di una flotta musulmana guidata dal Barbarossa, che lasciò il borgo per molti anni disabitato. Nel 1811 divenne frazione di Isola di Capo Rizzuto. Nel 1494 era censita per 190 fuochi fiscali,</p>
<p>Nel 1508 la <em>Iudeca</em> de Le Castella fu tassata per un 1 ducato e 1 tarì quale sua quota del contributo di 450 ducati imposto dal Viceré alle comunità ebraiche di Calabria. In forza dell’espulsione decretata nel 1510 da Ferdinando il Cattolico, anche gli ebrei de <em> </em>Le Castella emigrarono. In data 30 luglio 1511 la Camera della Sommaria ordinò al percettore provinciale di prendere accurate informazioni sulla loro partenza, al fine di sgravare la locale università del loro carico fiscale<a title="" href="#_ftn1">[1]</a>.</p>
<div><br /><div>
<p><a title="" href="#_ftnref1">[1]</a>ASNa, Sommaria, <em> Tesorieri e Percettori </em>4064, c. 188v; <span style="text-decoration:underline;"> </span>Colafemmina, <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, p. 49.</p>
</div>
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Le Castella
Crotone
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Calabria
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<p>Provincia di Crotone. Posta sul fianco sinistro dell’alta valle del fiume Tacina, nel 1443 fu tassata per 185 fuochi.</p>
<p>Nel 1511 gli ebrei di R. emigrarono in forza dell’editto di espulsione emanato da Ferdinando il Cattolico. Su richiesta delle autorità locali, la Camera della Sommaria in data 30 luglio 1511 ordinò al percettore provinciale di prendere accurate informazioni sulla loro partenza, al fine di sgravare l’università del loro carico fiscale<a title="">[1]</a>.</p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<h1> </h1>
<p>Colafemmina, C., <em>Per la storia degli Ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996.</p>
<p> </p>
<div>
<div>
<p><a title="">[1]</a>ASNa, Sommaria, <em> Licterarum deductionum foculariorum </em>3/3, fol. 63r;Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, p. 49.</p>
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Roccabernarda
Crotone
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Calabria
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<p>Provincia di Crotone. Fiorì come borgo bizantino su uno sperone roccioso del versante sud-orientale della Sila Piccola, alla confluenza del Sòleo e del Cropa. Si è denominato Policastro fino al 1863, quando gli fu premesso il nome Petilia nella convinzione che insistesse sul sito di un’ antica città brettia, e poi romana, che aveva quel nome. Nell’XI secolo fu occupata dai normanni, poi fu compreso nel feudo di Crotone. Passò nel 1480 alla contea di Nicastro e dal 1496 al 1557 fu dei Carafa di Santa Severina.<a title="">[1]</a> Nel 1443 era tassata per 409 fuochi fiscali e nel 1521 per 492.</p>
<p> </p>
<p>La comunità ebraica di P. doveva avere nella seconda metà del XV secolo una certa consistenza e importanza, a giudicare dal richiamo che esercitava su ebrei di altre località. Nel 1473, per esempio, vi sono attestati come immigrati provenienti dalla comunità di Cariati il figlio di un Mase Sclavo e il figlio di un Yoli, che presero moglie in questa località. Qui è registrato nel 1475 anche il figlio ed erede di un Gigeli, altro ebreo di Cariati<a title="">[2]</a>.</p>
<p>In forza dell’espulsione decretata nel 1510 da Ferdinando il Cattolico, tutti gli israeliti ed i neofiti della comunità di P. dovettero prendere la via dell’esilio. Poiché i loro nuclei familiari erano stati censiti come membri ordinari della popolazione locale, le autorità chiesero di essere alleggerite del loro peso fiscale. La Camera della Sommaria per venire incontro alla richiesta, in data 30 luglio 1511 ordinò al tesoriere provinciale di inviare un’informazione accurata sui giudei ed i neofiti che erano andati via e sulla data esatta della loro partenza<a title="">[3]</a>.</p>
<p>Il quartiere ebraico era ubicato quasi certamente vicino all’odierno Largo Santa Caterina, nei pressi del quale sussiste ancora il toponimo <em>Porta da Judeca</em>. La <em>Porta</em> era uno dei due ingressi dell’abitato, quello meridionale e <em>Strada comunale Porta Giudecca</em> è oggi denominata la via che collega questo antico accesso del paese alla strada statale della Piccola Sila (N° 109).</p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p> </p>
<p>Colafemmina, C., <em>Documenti per la storia degli ebrei a Cariati</em>, in Sefer Yuhasin 4 (1988), pp. 147-154. </p>
<p>Pellicano Castagna, M., <em>Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria, </em>Catanzaro Lido 2002</p>
<div><br /><div>
<p><a title="">[1]</a> Cfr. Pellicano Castagna, M., <em>Storia dei Feudi</em>, IV, pp. 146-149.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[2]</a>ASNa, Sommaria, <em>Partium</em> 7, ff. 30v-31v; 11, f. 42r-v. Cfr. Colafemmina, C., <em>Documenti per la storia degli ebrei a Cariati</em>, pp. 147-149, nn. 1-2.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[3]</a> ASNa, Sommaria, <em>Licterarum deductionum foculariorum</em> 3/3, fol. 63r.</p>
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Petilia Policastro
Crotone
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<p>Provincia di Crotone. Posto sulla dorsale collinare che segna lo spartiacque tra la valle del Tacina e la valle dell’Esaro, C. corrisponde all’insediamento greco di <em>Kyterion</em>. Nel 1443 fu tassato per 123 fuochi e nel 1575 ottenne dal re di Spagna Filippo II di essere elevato a città.</p>
<p> </p>
<p>Nel 1508 la <em>Iudeca</em> di C. fu tassata per un 1 ducato e 1 tarì quale sua quota del contributo di 450 ducati imposto dal Viceré alle comunità ebraiche di Calabria. In forza dell’espulsione decretata nel 1510 da Ferdinando il Cattolico, anche gli ebrei locali emigrarono: così il 30 luglio 1511 la Camera della Sommaria ordinò al percettore provinciale di prendere accurate informazioni sulla loro partenza, al fine di sgravare la locale università dal loro carico fiscale<a title="">[1]</a>.</p>
<p> </p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p><em> </em></p>
<p>Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996.</p>
<p><em> </em></p>
<p><em> </em></p>
<p><em> </em> </p>
<div>
<div>
<p><a title="">[1]</a>ASNa, Sommaria, <em> Tesorieri e Percettori </em>4064, f. 188v; <span style="text-decoration:underline;"> </span>Colafemmina, <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, p. 49.</p>
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Cutro
Crotone
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Calabria
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<p>Capoluogo dell’omonima provincia creata nel 1992. È situata sulla costa ionica, al margine settentrionale del promontorio che avanza in mare tra le foci del fiume Tacina e Neto. La parte medievale dell’abitato occupa il sito dell’acropoli di <em>Króton</em>, la città della Magna Grecia fondata verso il 710 a. C. da un gruppo di Achei. Nel 194 a. C. i romani vi dedussero una colonia, eretta poi a municipio. Durante l’impero si ridusse a un piccolo centro provinciale e con i bizantini ebbe prevalentemente ruolo di fortezza. Nel 1284 Carlo I d’Angiò la diede in feudo a Pietro Ruffo, conte di Catanzaro, nel 1459 fu al centro della guerra scatenata dalla ribellione di Antonio Centelles, marchese di C.<a title="">[1]</a>, mentre nel 1531 era di regio demanio. Città vescovile, nel 1443 era tassata per 464 fuochi e nel 1532 per 850.</p>
<p> </p>
<p>Le più antiche notizie finora note sulla comunità di C. risalgono al periodo angioino e sono di natura fiscale. Nel 1276 essa pagava alla Corte un contributo annuo di 19 once, 12 tari e 12 grana, di gran lunga superiore a quello delle altre comunità di Calabria<a title="">[2]</a>.</p>
<p>Nel 1311 e 1324 ci furono disposizioni ufficiali a favore degli ebrei della città per impedire che le loro case e i loro beni fossero in balia degli ufficiali locali, o al servizio della Corte, e le loro persone sottoposte a pesanti e umilianti angherie. Nel 1324 fu anche accordato il permesso di restaurare la sinagoga, a condizione tuttavia che non fosse sopraelevata o ampliata, o resa più bella rispetto al suo stato precedente<a title="">[3]</a>. Nel 1329, però, molti ebrei fuggirono in diversi luoghi soggetti a baroni per non pagare la loro quota dell’annua contribuzione di cento once d’oro pattuita fra i correligionari di Calabria e la Curia. Poiché i collettori pretendevano da quelli che erano rimasti il pagamento dell’intera quota dovuta dalla comunità, che era di 15 once, questa presentò ricorso alla Curia contro tale ingiustizia<a title="">[4]</a>.</p>
<p>La felice posizione di C. - unico porto della costa ionica della Calabria, ai margini del Marchesato e della Sila – favorì le attività commerciali degli israeliti. Ad alcuni di loro un Enrico Buttario di Siracusa nel 1370 sottrasse le mercanzie che trasportava nella sua imbarcazione per compensarsi delle merci, proprie e dei soci, che le autorità di C. gli avevano sequestrato e di cui aveva più volte chiesto la restituzione. Le merci prese agli ebrei erano costituite da stoffe di lana e di cotone e da oggetti minuti di poco valore<a title="">[5]</a>.</p>
<p>Il 27 aprile 1400 re Ladislao concesse al giudeo Iosef di Montalto, domiciliato a C., una dilazione di cinque anni per pagare i creditori, dai quali aveva avuto beni e denari. A causa della guerra e dei saccheggi, infatti, egli aveva perso tutto e si era trovato nell'impossibilità di onorare gli impegni. Iosef era anche medico e il 28 aprile il re gli concesse di essere esaminato nella sua arte dal maestro Nicola Pagano di Cosenza<a title="">[6]</a>.</p>
<p>Per l'epoca aragonese (1442-1501), uno dei primi documenti è il capitolo presentato dall'università di C. al nuovo re, Alfonso I d’Aragona, e da questo approvato, in cui si chiedeva che gli ebrei annoverati come cittadini fruissero di tutte le grazie, franchigie, immunità e libertà di cui godeva la città (3 giugno 1445)<a title="">[7]</a>. Il capitolo attesta i sostanziali buoni rapporti che si erano stabiliti in questo periodo tra gli ebrei e i concittadini cristiani. A questi, i primi offrivano i servigi delle loro arti e professioni, che non erano solo il ricco commercio ed il prestito a interesse. Così nella fabbrica e restauro del castello (1486), anche alcuni giudei diedero il loro contributo: Sabaday fornì per 1 tarì e 2 grana <em>dui tavoli veneciani</em>, mastro Russo Sala due centinaia di chiodi al prezzo di 12 grana il centinaio, mentre altre due centinaia di chiodi le fornì Samoeli de lo Speciale e Cole dette 22 passi di corda sottile al prezzo di mezzo grano il passo. Altri provvidero attrezzi o parteciparono direttamente ai lavori di ristrutturazione<a title="">[8]</a>.</p>
<p>Nel 1489 la comunità presentò ricorso, insieme con altre della regione, contro il percettore provinciale che aveva imposto una tassa straordinaria a cui gli ebrei ritenevano di non essere tenuti poiché pagavano i contributi ordinari (fuochi e sali) alla pari degli altri cittadini e in più contribuivano alla tassa straordinaria di 6.000 ducati imposta ai giudei del Regno. La Camera della Sommaria diede loro ragione e ordinò al percettore, Vincilao de Campitello, di non molestare gli ebrei per la nuova tassa che aveva escogitato<a title="">[9]</a>. Nel 1493 la stessa Camera confermò ai giudei di C. l’esenzione dall’imposta sulla macellazione delle carni destinate al loro consumo<a title="">[10]</a>.</p>
<p>Nel 1494 la Sommaria intervenne invece a favore di un prestatore cristiano, Andrea de Grande de Cosenza, che aveva sporto querela contro i fratelli Musella e Zaga di C., ai quali aveva imprestato 100 ducati: i due, che si erano caricati di debiti anche con altre persone, prima che scadesse il termine per la restituzione si erano imbarcati di notte con le famiglie per Brindisi. Scoperto dopo due anni il loro nuovo domicilio, il creditore li denunziò presso la Camera della Sommaria. Questa si rivolse al capitano della città adriatica, ordinandogli di convocare alla sua presenza le parti e di costringere i due fratelli a restituire tutto quello a cui erano legittimamente tenuti, sia del capitale che dell'interesse<a title="">[11]</a>.</p>
<p>Due manoscritti ci danno notizie sulla vita culturale nel periodo aragonese. Il primo fu copiato nel 1472 da Shelomoh il Medico b. Isac ha-Laban per suo uso personale e contiene i commenti medi di Averroè a tre trattati aristotelici (<em>Fisica, L’anima, Meteorologici</em>), i primi due nella traduzione ebraica di Qalonimos b. Qalonimos, il terzo nella traduzione e con il commento di Shemuel Ibn Tibbon<a title="">[12]</a>. Il secondo manoscritto fu eseguito nel 1474 da Shemuel b. David ibn Shoham da Corfù e contiene, insieme ad alcuni brevi testi cabalistici, il <em>Moshav zeqenim,</em> uno commento al Pentateuco compilato dai Tosafisti (sec. XIII)<a title="">[13]</a>.</p>
<p>Di questi stessi anni è una lapide funeraria rinvenuta nel 1926 e attualmente conservata nel Museo locale. L’epigrafe, in ebraico, ricorda un Oshea Gallico deceduto nel 5236 ( = 1475-76)<a title="">[14]</a>.</p>
<p>Le violenze antigiudaiche che accompagnarono l’invasione del Regno da parte di Carlo VIII di Francia nel 1495, non trovano finora riscontro per C.: nel 1507 la comunità era composta di 58 nuclei familiari, i quali facevano parte integrante dei 450 fuochi della città. Per questo la Sommaria ordinò che i loro contributi fiscali ordinari fossero raccolti insieme con quelli degli altri cittadini e non separatamente per non costringerli a pagare due volte la stessa tassa. Nel 1508, poi, per un donativo straordinario imposto ai giudei di Calabria, quelli di C. furono tenuti al pagamento di 29 ducati, 2 tarì e 10 grani<a title="">[15]</a>.</p>
<p>Tasse e donativi non ammorbidirono, però, l’integralismo degli spagnoli, che erano subentrati con la forza alla casa d’Aragona nel 1503. Nel 1510 un editto di Ferdinando il Cattolico impose agli ebrei e ai neofiti delle province napoletane di esulare. A C. i cristiani novelli trovarono difficoltà a lasciare la città, anche con sequestri dei loro beni, probabilmente perché si voleva costringerli a svendere le proprietà e ad accontentarsi di risarcimenti parziali dei debiti. Il 14 aprile 1515 il Consiglio Collaterale ingiunse al capitano della città di non frapporre alcun impedimento alla loro partenza, permettendo ai neofiti non solo di recuperare i crediti e di vendere i beni che non potevano portarsi via, ma anche di costituire procuratori che portassero a termine tali negozi dopo la loro partenza. I neofiti potevano imbarcarsi in qualsiasi porto della Calabria. In particolare si provvide ad assicurare loro il cammino per raggiungere via terra i porti di San Lucido e di Amantea, sul Tirreno<a title="">[16]</a>: la scelta di questi due porti fa pensare che alcuni di essi fossero originari della Sicilia e volessero tornare nell’isola.</p>
<p>Dopo che i giudei e i cristiani novelli ebbero lasciato il Regno, ci si accorse di quanto era utile la loro presenza e gli spagnoli furono costretti a riammetterli. Gli ebrei tornarono allora anche a Crotone e nel 1531 ottennero di essere esentati dal pagamento di qualsiasi contributo fiscale imposto dalla locale Università dal momento che, insieme con gli altri correligionari, pagavano annualmente un tributo speciale assai oneroso<a title="">[17]</a>. Questo documento precede di pochi anni l’espulsione definitiva degli ebrei dal Viceregno di Napoli ordinata nel maggio 1541 dall’imperatore Carlo V.</p>
<p>Il luogo dove gli ebrei abitavano a C. si trovava parte nella parrocchia di Santa Maria Prothospatariis e parte in quella di San Pietro, a poca distanza dalla cattedrale. Il topomino “Judeca” , che lo indicava, fu in uso negli atti notarili sino alla fine del Seicento.</p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p>Caggese. R., <em> Roberto d’Angiò e i suoi tempi</em>, Firenze 1922.</p>
<p>Colafemmina, C., <em>Archeologia ed epigrafia ebraica nell’Italia meridionale</em>, in <em> Italia Judaica</em> I, Roma 1983.</p>
<p>Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996.</p>
<p>Dito, O.,<em> La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI</em>, Cosenza 1979 (ed. anast.).</p>
<p>Ferorelli, N.,<em> Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII</em>, Torino 1915.</p>
<p>Freimann, A.,<em> Jewish Scribes in Medieval Italy</em>, in <em>A. Marx Jubilee Volume. </em><em>English Section, </em> New York 1950.</p>
<p>Garbini, G., <em>Un’iscrizione ebraica Crotone</em>, in Rivista di Studi Orientali 38 (1963).</p>
<p>Pontieri, E., <em> La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles</em>, Napoli 1963.</p>
<p>Simonsohn, S., <em>The Jews in Sicily</em>, 18 voll., Leiden-Köln-Boston 1997-2010.</p>
<p>Sirat, C. - Beit-Arié, M., <em>Manuscrits médiévaux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540</em>, Jerusalem-Paris 1972.</p>
<p>Vaccaro, A., <em>Kroton</em>, Chiaravalle C.le 1978.</p>
<p> </p>
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<div><br /><div>
<p><a title="">[1]</a> Cfr. Vaccaro, A., <em>Kroton</em>, pp. 27-325; Pontieri, E., <em> La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles</em>, Napoli 1963. Nel medioevo il nome della città era Cotrone, in dialetto <em>Cutròni</em>, <em>Cutruòni</em>: riprese l’antico nome nel 1928. </p>
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<p><a title="">[2]</a> RCA XLVI, p. 204.</p>
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<div>
<p><a title="">[3]</a>Ferorelli, N.,<em> Gli ebrei nell’Italia meridionale, </em>pp. 60, 63.</p>
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<div>
<p><a title="">[4]</a>Caggese. R., <em> Roberto d’Angiò e i suoi tempi</em>, I, pp. 302-303.</p>
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<p><a title="">[5]</a>La vicenda provocò un contenzioso tra il re di Sicilia Federico d’Aragona e il capitano di C., che si concluse con la facoltà concessa a Enrico Buttario di vendere le mercanzie di cui si era appropriato e di versare alla curia del re quanto sopravanzasse dal ricavato della vendita dopo avere risarcito sé e i soci. Cfr. Simonsohn, S., <em>The Jews in Sicily</em>, vol. 2, <em>1302-1391</em>, pp. 1031-1033, 1035, 1037-38, docc. 937-938, 942, 949.</p>
</div>
<div>
<p> [6]Dito, O.,<em> La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI</em>, pp. 181-182.</p>
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<div>
<p><a title="">[7]</a> <em>Fonti aragonesi</em>, I, p. 42.</p>
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<div>
<p><a title="">[8]</a> <em>Fonti aragonesi</em>, IX, pp. 3-4, 13, 23.</p>
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<div>
<p><a title="">[9]</a>Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, pp. 117-118, doc. 23.</p>
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<div>
<p><a title="">[10]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria,</em> p. 59, doc.8.</p>
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<p><a title="">[11]</a> ASNa, <em> </em>Sommaria, <em> Partium</em> 40, 35r.</p>
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<p><a title="">[12]</a>Sirat, C. - Beit-Arié, M., <em>Manuscrits médiévaux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540</em>, I, 131. Collaborò con Shelomoh il Medico un altro scriba, di nome Matatyah.</p>
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<div>
<p><a title="">[13]</a>Freimann, A.,<em> Jewish Scribes in Medieval Italy</em>, p. 311, n. 415b.</p>
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<div>
<p><a title="">[14]</a>Garbini, G., <em>Un’iscrizione ebraica Crotone</em>,pp. 3-8, tav. I; Colafemmina, C., <em>Archeologia ed epigrafia ebraica nell’Italia meridionale, </em>p. 206, fig. 14.</p>
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<div>
<p><a title="">[15]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, pp. 49, 63-64, doc. 14.</p>
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<div>
<p><a title="">[16]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em> cit., pp. 66-67, doc. 18-19; Ferorelli, N., <em>Gli ebrei nell’Italia meridionale</em>, p. 221.</p>
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<p><a title="">[17]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em> cit., pp. 67-68, doc. 20.</p>
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Crotone
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<p>Provincia di Crotone. Sita su di un’altura prospiciente il litorale ionico tra le valli dei torrenti Lipuda e S. Venere, nei documenti medievali la città è chiamata <em> Ipsyrò, Ypsigrò, Yscirò. </em> Fu dai primordi del XIV secolo sino al 1446 dei Ruffo di Catanzaro. Nel 1480 l’ebbe Ferrante d’Aragona, figlio naturale di Ferrante I e nel 1496 fu acquistata da Andrea Carafa, conte di Santa Severina<a title="">[1]</a>. Fu nel medioevo sede vescovile e nel 1443 venne tassata per 382 fuochi.</p>
<p> </p>
<p>In una serie di capitoli presentati ad Alfonso I d’Aragona l’8 novembre 1444, l’Università di C. chiese ed ottenne che alla comunità ebraica fossero confermati tutti i privilegi e le concessioni ottenute dai precedenti signori della città<a title="">[2]</a> ed il capitolo denota una certa vetustà della presenza ebraica in città.</p>
<p>Nel 1489 i giudei di C., insieme con quelli di altre comunità della Calabria, ricorsero presso la Camera della Sommaria nei confronti del percettore provinciale, Vincilao de Campitello, contro una tassa straordinaria, alla quale essi ritenevano di non essere soggetti. La Camera accolse il ricorso e ordinò al percettore di non molestarli, poiché gli ebrei erano esenti da tale genere di contributi in forza dei privilegi concessi loro dal re. Si riferisce probabilmente alla stessa tassa - il cui ammontare era di 3 carlini a fuoco l’anno - un altro ricorso presentato nel 1491 e accolto anch’esso favorevolmente dalla Sommaria<a title="">[3]</a>.<em> </em></p>
<p>Tra gli ebrei attivi o domiciliati a C. in epoca aragonese, c’erano Kali de Catanzaro, vedova di Yogada, e Speranza Rimos. La prima venne a conflitto con il capitano, Antonio Zurlo, a proposito di un’esportazione di grano dalla città, per la quale patteggiò l’ammenda di un’oncia: a garanzia del pagamento diede in pegno una cintura d’argento dorato, che non riusciva però a recuperare perché il capitano l’aveva a sua volta impegnata presso un altro ebreo, da cui aveva acquistato due canne di panno<a title="">[4]</a>. Speranza Rimos entrò, invece, in conflitto con la propria comunità, perché, essendo venuto ad abitare da poco in C., era stato sottoposto a tassazione superiore ai beni che possedeva e non conforme all’ultimo apprezzo eseguito dalle comunità della provincia<a title="">[5]</a>.</p>
<p>L’invasione del regno di Napoli da parte di Carlo VIII nel 1495 fece esplodere un po’ dappertutto manifestazioni e violenze antigiudaiche. Temendo il peggio, alcuni gruppi espatriarono: ciò fece certamente in quel torno di tempo anche quello di C., del quale nel registro del censimento eseguito nel 1505-1508 si annotò l’assenza e l’emigrazione in Turchia. Nel precedente censimento, la comunità ebraica risultava composta di 36 fuochi e l’Università ne chiese alla Camera della Sommaria lo sgravio fiscale, che le fu comunicato il 24 febbraio 1510 e che la fece passare da 362 fuochi a 326<a title="">[6]</a>.</p>
<p>In forza del decreto di espulsione generale bandito il 22 novembre 1510 in nome di Ferdinando il Cattolico, nuovo sovrano di Napoli (1503), anche i neofiti esularono da C., e, come era già avvenuto per gli ebrei, l’Università chiese di essere liberata del loro peso fiscale<a title="">[7]</a>. Uno di essi – Bernardino Siciliano – presentò ricorso contro l’espulsione, affermando che era sposato con una cristiana di ascendenza non giudaica, da cui erano nati figli: le autorità centrali il 14 febbraio 1515 ordinarono alla magistratura provinciale di verificare l’autenticità delle sue affermazioni<a title="">[8]</a>.</p>
<p>Secondo la tradizione locale, gli ebrei abitavano nel luogo più basso di C., nel rione detto di <em> Falcone</em>: qui esisteva, sino a metà del ‘700, una piccola chiesa dedicata a S. Lucia<a title="">[9]</a>.</p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p><em> </em></p>
<p>Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996.</p>
<p><em>Fonti Aragonesi</em>, Napoli 1961.</p>
<p>Mazza, F. ( a cura di)<em> Cirò. Cirò Marina. Storia, cultura, economia</em>, Soveria Mannelli 1997.</p>
<p>Pellicano Castagna, M., <em>Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria</em>, Catanzaro Lido 1996</p>
<p>Pugliese<em>, </em>G.F.,<em> Descrizione ed istorica narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò</em>, Napoli 1849.</p>
<p>Terminelli, A., <em>Gli ebrei in Cirò</em>, in Studi meridionali 4 (1971).</p>
<p> </p>
<p> </p>
<p> </p>
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<div><br /><div>
<p><a title="">[1]</a> Pellicano Castagna, M., <em> Storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria</em>, II.</p>
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<div>
<p><a title="">[2]</a><em>Fonti aragonesi</em>, I, p. 42, doc.80. Sui capitoli, cfr. <em> Cirò. Cirò Marina. Storia, cultura, economia</em>, a cura di F. Mazza. Presentazione di F. A. Lucifero, pp. 96-111.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[3]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, pp. 117-118, doc. 23 e pp. 122-123, doc. 29.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[4]</a> <em>Fonti aragonesi</em>, II, pp. 51-52, doc. 5 (28 gennario 1451).</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[5]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, p. 106, doc. 11 (6 agosto 1482).</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[6]</a> ASNa, Sommaria, <em> Licterarum deductionum foculariorum</em> 1, 53r.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[7]</a> ASNa, Sommaria, <em> Licterarum deductionum foculariorum</em>, 3/3, 63r (30 luglio 1511).</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[8]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em> , pp. 65-66, doc. 17.</p>
</div>
<div>
<p><a title="">[9]</a>Pugliese<em>, </em>G.F.,<em> Descrizione ed istorica narrazione dell’origine e vicende politico-economiche di Cirò</em>, vol. I, pp. 32-33; Terminelli, A., <em>Gli ebrei in Cirò</em>, pp. 128-133. </p>
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Cirò
Crotone
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Provincia di Crotone. Posto nell'alta valle del torrente Lipuda, su di un torreggiante scoglio alle falde del monte Mazzagallo, fu sede vescovile sino al 1818.
<p class="Stile1A">Nel 1443 era tassato, insieme a Lagonissa, per 87 fuochi.</p>
<p class="Stile1A"> </p>
<p class="Stile1A">Nella seconda metà del XV secolo è attestato a U. un insediamento ebraico. Un privato cittadino - certamente un notabile - si arrogò la facoltà di trattare le cause in cui fossero coinvolti, sia come attori che come convenuti, i giudei locali, e ciò in contrasto con il capitano della città. Informata della controversia, la Camera della Sommaria si disse meravigliata che ciò accadesse e riconobbe al capitano la giurisdizione su tali cause, così come la possedeva nei confronti dei cristiani, raccomandandogli di non gravare gli ebrei e di somministrare loro celere giustizia<a title="" href="#_ftn1">[1]</a>.</p>
<p> </p>
<p> </p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p> </p>
<p>Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, in Studi Storici Meridionali, 9 (1989), pp.287-308.</p>
<p class="Stile1A"> </p>
<div><br /><div>
<p class="Nota1A"><a title="" href="#_ftnref1">[1]</a> Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato</em>, pp. 292, 302.</p>
</div>
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Umbriatico
Crotone
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Provincia di Crotone. Il piccolo centro, in seguito scomparso, sorgeva sulla riva sinistra del fiume Tacina, sulla via che portava da Crotone a Squillace, assai probabilmente dove è oggi Steccato, frazione di Cutro.
<p class="Stile1A">Nella prima metà del XV secolo è attestata a T. una comunità ebraica. Il documento che ne parla, datato 23 febbraio 1451, riguarda un atto di ritorsione compiuto ai danni di un giudeo dal capitano della cittadina. Questi, infatti, aveva tolto al giudeo un mulo per rappresaglia contro un danno di pari valore causato da un altro giudeo, nei confronti del quale il danneggiato, non si sa per quale motivo, non era in grado di rivalersi. Il proprietario del mulo ricorse al viceré di Calabria, Francisco de Siscar, il quale intervenne a suo favore. Appoggiandosi alla sentenza biblica (Ezechiele 18, 20), secondo cui il figlio non deve portare l’iniquità del padre, e quindi a maggiore ragione quella di chi gli è estraneo, il viceré ordinò al capitano di restituire il mulo al giudeo innocente, sotto pena di una multa di 50 once. Nel caso il capitano avesse avuto motivo di procedere contro qualche membro della locale comunità giudaica, avrebbe dovuto denunciare il colpevole alla corte vicereale o al capitano della comunità giudaica (<em>iudayca</em>), ed avrebbe ottenuto pronta giustizia. Latore della lettera fu il giudeo Abramo de Gabriele, al cui rapporto sulla vicenda il viceré avrebbe dato piena fede<a title="" href="#_ftn1"><sup><sup>[1]</sup></sup></a>.</p>
<p> </p>
<p class="Stile1A"><em> </em></p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p> </p>
<p>AA.VV ( a cura di), <em>Fonti Aragonesi</em>, Napoli 1957-1990.</p>
<p>Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato di Crotone</em>, in Studi Storici Meridionali, 9 (1989), pp.287-308.</p>
<div><br /><div>
<p><a title="" href="#_ftnref1">[1]</a> <em>Fonti aragonesi</em> , II, p. 53; Colafemmina, C., <em>Presenza ebraica nel Marchesato</em>, pp. 290.</p>
</div>
</div>
Dublin Core
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Torre di Tacina
Crotone
-
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Calabria
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Provincia di Crotone. Situato sulla cima e sulle pendici orientali di un poggio isolato, a tre miglia dal mare Ionio, è l’erede dell’antica Petelia, città greca e poi bruzia. Decaduta in età tardo antica, nei pressi delle sue rovine sorse nel VI secolo una fortezza. Il relazione alla sua forma, prese dal greco il nome <em>Strongylós</em> (= tondeggiante, circolare), che divenne nella pronuncia dialettale <em>Strónciulu</em>, <em> Strongiuli</em> e <em>Stróngulu</em><a title="" href="#_ftn1">[1]</a><em>. </em>Fu un feudo dei Sanseverino di Bisignano. Città vescovile dal XII secolo al 1818, nel 1443 fu tassata per 277 fuochi e nel 1494 per 170.
<p> </p>
<p>Il più antico documento sulla presenza ebraica a S. è finora costituito da un epitaffio dedicato a un «Yehudah il medico, figlio di Rahamim», deceduto nell’anno 5201 (= 1440-1541) e inciso su di una stele in terracotta trovata nel 1954 in località Catena, presso una tomba a tegoloni<a title="" href="#_ftn2">[2]</a>. La fonte fa supporre che in quegli anni a S. la comunità ebraica fosse qualcosa di più che un piccolo nucleo e che pulsasse di vita culturale. Lo conferma un manoscritto copiato nella cittadina nel 5320 (= 1469-70), il cui autore dice di avere eseguito il lavoro al tempo in cui era allievo del «grande sapiente R. Isaq il Medico, figlio dell’onorato maestro messer Elqanah il Medico, uomo di valore». Il giovane copista si chiamava Salomone b. Isac ha-Laban, e le opere che egli trascrisse, per uso personale, furono i <em> Propositi dei filosofi</em> di Al-Gazali, la <em> Metafisica</em> e la <em> Fisica</em> di Aristotele. Nel 1471 egli inaugurò la propria attività di medico a Mesuraca e nell’anno seguente era a Crotone, dove copiò per sé i commenti medi di Averroè sulla <em> Fisica</em>, l’<em>Anima</em> e i <em>Metereologici</em> di Aristotele<a title="" href="#_ftn3">[3]</a>. </p>
<p>Il 1 marzo 1470 la regia Curia concesse a «Iohanhan de Acumi hebrei de Strongolo» la licenza di esercitare l’arte medica<a title="" href="#_ftn4">[4]</a> e nel 1480 Asher b. Don Shemuel Yarhi Provenzalo copiò nella cittadina per Isaq b. Nahum Cohen di Policastro <em>Le guerre del Signore</em>, un’opera filosofica di Levi b. Gershon<a title="" href="#_ftn5">[5]</a>.</p>
<p>Negli ultimi due decenni del XV secolo i rapporti dei cristiani con la comunità si guastarono. Il dissidio interessò le autorità centrali, che il 17 settembre 1491 inviarono tre lettere a favore dei giudei. Nella prima si ordinava di restituire i beni che erano stati loro ingiustamente sequestrati dagli ufficiali della città per una tassa di 3 tarì a fuoco che gli ebrei si rifiutavano di pagare perché non dovuta. La seconda lettera trattava, invece, di una materia assai più grave, ossia delle offese e delle violenze fatte ai giudei, specialmente il giorno di Venerdì Santo: la Camera della Sommaria ingiunse al capitano di provvedere affinché non fosse loro recata alcuna molestia, ma essi, a norma di un capitolo emanato da re Ferrante, non dovevano farsi vedere in giro il Venerdì Santo e rimanere, al contrario, chiusi in casa. La terza lettera rivelava, poi, un altro abuso che veniva commesso ai danni dei giudei: essi erano costretti dai pubblici ufficiali a numerose prestazioni gratuite, tra cui fornire paglia e prestare masserizie agli uomini d'arme, e non avevano ancora recuperato lenzuola ed altre cose prestate forzosamente anni prima. La Sommaria ordinò al capitano di porre fine alle angherie, contrarie d'altronde ai privilegi riconosciuti ai giudei, e di restituire quanto essi avevano dovuto imprestare<a title="" href="#_ftn6">[6]</a>.</p>
<p>La pressione sugli ebrei strongolesi però non si allentò: il 22 giugno 1492 la Camera della Sommaria dovette intervenire perché il giudice delegato per gli ebrei locali, Battista Puyeri, fosse rimosso dall’ufficio a motivo delle sue intollerabili vessazioni e fosse sottoposto a rendiconto. Il 5 ottobre dello stesso anno, in risposta ad un memoriale di denuncia, un’altra lettera impose il rispetto dei privilegi concessi ai giudei dal Re e da suo figlio Alfonso e la restituzione di quanto fosse stato loro indebitamente esatto. Il giorno successivo tuttavia, la Sommaria ricordò al capitano di provvedere perché gli ebrei pagassero i diritti della bagliva come gli altri cittadini<a title="" href="#_ftn7">[7]</a>.</p>
<p>La situazione precipitò nel 1495, anno dell’invasione del regno di Napoli da parte di Carlo VIII di Francia. Per sfuggire alle violenze antigiudaiche che scoppiarono un po’ dappertutto, molti abbandonarono i luoghi di residenza e ripararono all’estero, per lo più in Turchia. Anche da S. ci fu l'esodo, che i documenti attribuiscono però ad un ordine di espulsione emanato da Alfonso II in data 30 settembre 1495 e confermato da Ferrante II in data 2 marzo 1496. Visto il deterioramento dei rapporti, sembra indubbio che l’ordine di espulsione sia stato sollecitato dalle autorità di S. I giudei furono caricati sulla nave del veneziano mastro Morisino e spediti via.</p>
<p>Al momento dell'espulsione la comunità era costituita da tredici nuclei familiari, così identificati: «L'erede di mastro Vitale, Lazzaro de Sabatello, Salomone de Mondocio, Salomone de Manasse, Sabadai de Manasse, Davi delo Oblivi, Zoga de Mase, Giosuè de Noda, Pinchas de Sabatello, l'erede di Mose de Aluzo, l'erede di Ascheli, Nissi de Sabani, Salomone de Viagamello». Poiché il carico fiscale degli espulsi continuò a gravare sull'Università, questa chiese di esserne alleggerita e la richiesta fu accolta nel 1498<a title="" href="#_ftn8">[8]</a>.</p>
<p><em> </em></p>
<p><em>Bibliografia</em></p>
<p> </p>
<p>AA.VV ( a cura di), <em>Fonti Aragonesi</em>, Napoli 1957-1990.</p>
<p>Colafemmina, C.,<em> Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti,</em> Soveria Mannelli 1996.</p>
<p>Ferorelli, N.,<em> Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII</em>, Torino 1915.</p>
<p>Luzzatto, A.,<em> Un’iscrizione ebraica trovata a Strongoli (Catanzaro)</em>, in Klearkos 4 (1962).</p>
<p>Rohlfs, G.,<em> Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria</em>, Ravenna 1974.</p>
<p>Sirat, C. - Beit-Arié, m., <em>Manuscrits médiévaux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540</em>, Jerusalem-Paris 1972.</p>
<p> </p>
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<p><a title="" href="#_ftnref1">[1]</a>Rohlfs, G.,<em> Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria. Prontuario filologico-geografico della Calabria</em>, p. 335.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref2">[2]</a>Luzzatto, A.,<em> Un’iscrizione ebraica trovata a Strongoli (Catanzaro)</em>, pp. 84-90.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref3">[3]</a>Sirat, C. - Beit-Arié, m., <em>Manuscrits médiéva</em><em>ux en caractères hébraiques portant des indications de date jusq’à 1540</em>, I, 128, 131.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref4">[4]</a> <em>Fonti aragonesi</em>, III, p. 84, n. 404.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref5">[5]</a> Sirat, C.- Beit-Arié, M., <em>Manuscrits médiévaux</em> cit., I, 145.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref6">[6]</a>Colafemmina, C.,<em> Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti,</em> pp. 54-57, doc. 2-4; Ferorelli, N.,<em> Gli ebrei nell’Italia meridionale </em>pp. 126, 190.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref7">[7]</a>Colafemmina, C.,<em> Per la storia degli ebrei in Calabria</em> cit., pp. 57-59, docc. 5-7; Ferorelli, <em> Gli ebrei nell’Italia meridionale</em> cit., p, 180.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref8">[8]</a> Colafemmina, C., <em> Per la storia degli ebrei in Calabria</em> cit., pp.62-63. doc. 13.</p>
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A name given to the resource
Strongoli
Crotone
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Calabria
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Provincia di Crotone. Sita su di un’erta rupe che si erge sul fianco destro della bassa valle del Neto, la città pare continuare nel nome l’antica <em> Siberene</em>, trasformato in epoca bizantina in quello di una santa cristiana. Città regia sotto i normanni, fu infeudata ai Conti di Catanzaro, che la tennero fino al 1460. Pur essendo divenuta città demaniale, nel 1496 fu infeudata ad Andrea Carafa, che però solo con le armi poté prenderne possesso nel 1506<a title="" href="#_ftn1">[1]</a>. Sede arcivescovile, nel 1443 era tassata per 300 fuochi e nel 1532 per 489.
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<p>La presenza ebraica a S. ha finora la più antica attestazione nella notizia della vendita per 8 tarì della gabella della tintoria a un <em>Mathalusus iudeus</em> nel 1308<a title="" href="#_ftn2">[2]</a>. La comunità era certamente fiorente agli inizi dell’età aragonese e nella serie di capitoli presentati nel 1444 ad Alfonso I l’Università chiese ed ottenne che i giudei godessero di tutte le grazie e privilegi di cui godevano gli abitanti della città. Tale disposizione fu rinnovata da Ferrante I nel 1466<a title="" href="#_ftn3">[3]</a>.</p>
<p>Nel 1489 gli ebrei locali, insieme ad altre comunità di Calabria, presentarono ricorso presso la Camera della Sommaria nei confronti del percettore provinciale contro una tassa straordinaria, alla quale essi ritenevano di non essere soggetti. La Camera napoletana accolse il ricorso e ordinò al percettore, Vincilao de Campitello, di non dare loro molestia per tale tassa e la direttiva fu portata a conoscenza anche delle comunità di Crotone, Strongoli, Cirò, Cariati, Rossano e Rende.<a title="" href="#_ftn4">[4]</a> Il 22 marzo 1491 la Camera della Sommaria ribadì però l'obbligo per gli ebrei di S. che erano stati annoverati con i fuochi cittadini di pagare i contributi fiscali ordinari. I nuclei ebraici erano 24 e rispondevano ai seguenti nomi: Israel Rabi, Mosè de Regina, Salomone Cali, Ganna de Cirò, Elia de Notrica, Isaia Ferraro, Daniele Cali e suo figlio Sabeday, Hiao Russo, Daniele de Zaffaranna, Bagosaia, Raffaele Conquillano, Samuele Calì, Braga Russu, Sabedia de Scavo, Nando de Mordocai, David de Scavo, Iacob de Scaulutti, Gcrmello de Iago, Gabriele de Cariati, Manaello Filosofo, Sabatello Filosofo, Iaco Scua e Naluni Russu. Una lettera datata 10 aprile 1494 precisò ancora che gli ebrei cittadini che acquistavano beni stabili per i quali i precedenti proprietari pagavano le tasse, sottostavano allo stesso obbligo<a title="" href="#_ftn5">[5]</a>.</p>
<p>Nel 1511 gli israeliti di S. lasciarono la città in forza dell’editto di espulsione emanato da Ferdinando il Cattolico, nuovo sovrano di Napoli, e l’Università si affrettò a chiederne la cancellazione dai ruoli fiscali<a title="" href="#_ftn6">[6]</a>. L’espulsione non riguardò solo loro, ma anche i neofiti. Tre di questi ultimi - Giovan Battista Siciliano, Angelo Pistoia e Agazio Mitterno – presentarono ricorso contro l’espulsione, affermando che erano sposati con cristiane di ascendenza non giudaica, da cui erano nati figli e le autorità centrali ordinarono alla magistratura provinciale di verificare l’autenticità delle loro affermazioni<a title="" href="#_ftn7">[7]</a>.</p>
<p>La memoria della presenza ebraica in questa località fu tramandata in antiche scritture daitoponimi <em>Iudea </em> e <em>Timpa de Iudeo</em>, volgarmente detto <em>Timpone delli Iudei</em>. Questo era ubicato presso la porta della città, a cui portava un via malagevole che saliva dal luogo detto “la Fiera” (<em>Santo Ianni</em>). Il toponimo indicava probabilmente il cimitero degli ebrei<a title="" href="#_ftn8">[8]</a>.</p>
<p>Nella zona orientale urbana, infine, c’erano i quartieri <em>Iudea</em> e <em>Grecìa</em>, distrutti dal terremoto del 1783.</p>
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<p><em>Bibliografia</em></p>
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<p>Bernardo, S.,<em> Santa Severina nella vita calabrese dai tempi più remoti ai nostri giorni, </em> Napoli 1960.</p>
<p>Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, Soveria Mannelli 1996.</p>
<p>De Aprea, A., <em>Syllabus membranarum ad Regiae Siclae Archivum pertinentium</em>, Napoli 1845.</p>
<p>Dito, O., <em>La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI </em>, Rocca S. Casciano 1916.</p>
<p>Puja, A., <em>Gli ebrei in Santaseverina</em>, in Siberene 1 (1913), n. 10 (oggi in <em>Siberene. Cronaca del passato</em>, Catanzaro 1976).</p>
<p>Puja, A., <em>Apprezzo della Città di Santa Severina</em>, in Siberene 2 (1914), n. 4 (oggi in <em> Siberene. Cronaca del passato</em>, Catanzaro 1976).</p>
<p>Salerno, G., <em>Cenni storici della città di Santa Severina</em>, in Rivista Storica Calabrese 8 (1900).</p>
<p>Vivacqua, S., <em>Gli ebrei in Calabria</em>, in <em>Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria dei luoghi</em>, Palermo 1994.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref1">[1]</a>Bernardo, S.,<em> Santa Severina nella vita calabrese dai tempi più remoti ai nostri giorni, </em>pp. 53-118.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref2">[2]</a> De Aprea, A., <em>Syllabus membranarum ad Regiae Siclae Archivum pertinentium</em>, II/2, p. 200; Dito, O., <em>La storia calabrese e la dimora degli ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI</em>, p. 169. <em>Mathalusus</em> è probabilmente una errata lettura per <em>Machalusus </em>o <em>Machalufus.</em></p>
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<p><a title="" href="#_ftnref3">[3]</a> Bernardo, S., <em>Santa Severina nella vita calabrese</em> cit., pp. 72-73; Dito, O.,<em> La storia calabrese</em> cit., p. 226.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref4">[4]</a> Colafemmina, C., <em>Per la storia degli ebrei in Calabria. Saggi e documenti</em>, pp. 117-118, doc. 23.</p>
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<div>
<p><a title="" href="#_ftnref5">[5]</a> Colafemmina, <em>Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, pp. 53-54, doc. 1; p. 60, doc. 9.</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref6">[6]</a> ASNa, Sommaria, <em> Licterarum deductionum foculariorum</em> 3/3, 63r (30 luglio 1511).</p>
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<div>
<p><a title="" href="#_ftnref7">[7]</a> Colafemmina, <em> Per la storia degli ebrei in Calabria</em>, pp. 65-66, doc. 17 (15 febbraio 1515).</p>
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<p><a title="" href="#_ftnref8">[8]</a> Cfr. Salerno, G., <em>Cenni storici della città di Santa Severina</em>, p. 494; Dito, O., <em>La storia calabrese</em>, p. 169; Puja, A., <em>Gli ebrei in Santaseverina</em>, in Siberene 1 (1913), n. 10 (oggi in <em>Siberene. Cronaca del passato</em>, Catanzaro 1976, p. 59); Puja, A., <em>Apprezzo della Città di Santa Severina</em>, in Siberene 2 (1914), n. 4 (oggi in <em> Siberene. Cronaca del passato</em>, p. 98); Vivacqua, S., <em>Gli ebrei in Calabria</em>, pp. 264, 268.</p>
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Dublin Core
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Title
A name given to the resource
Santa Severina
Crotone